Questo che leggete potrebbe sembrare un post di poco conto, una piccola (per dimensioni e portata) disquisizione su un argomento molto faceto. Ma non lo è, anzi, probabilmente è uno tra i più seri.
Con il numero 351 di Novembre, all'anno trentunesimo (31...tre...uno) di pubblicazione, l'Editoriale Domus ha deciso di mandare in pensione Volare, la rivista più importante del settore aeronautico italiano. Sicuramente per tiratura e vendite non assimilabile ad una rivista di massa, Volare rappresentava di certo il punto di riferimento per chiunque si avvicinasse, vivesse, lavorasse, amasse il mondo del volo in Italia. Contestata e contestabile sicuramente, non priva di difetti e di scelte sbagliate, era comunque la voce più importante e autorevole dell'ambito in un Paese che relega (o immagina) l'attività aeronautica a lavoro per superuomini e giochino per ricchi bambinoni cresciuti.
E proprio in questo senso Volare ha rappresentato un riferimento continuo, nel lottare contro certe convinzioni, nel punzecchiare la burocrazia aeronautica istituzionale, nel denunciare le cancrene delle stesse istituzioni e nel far capire che dietro ogni pilota c'è semplicemente un appassionato bambino che non si è voluto limitare a restare dietro la rete dell'aeroporto con gli occhioni sgranati, ma ha fatto della sua passione il proprio lavoro o quantomeno il suo hobby prediletto, con sforzi e sacrifici che spesso sono difficili da comprendere per chi guarda da fuori. È stata, cioè, una voce importante per un settore morente che dà lavoro a un manipolo di appassionati che, in un contesto più "normale", avrebbe già abbandonato la barca da tempo...
Si badi bene, il mio non vuole essere il lamento funebre per la rivista del cuore, ma una vana denuncia dell'ennesima vittoria delle ragioni del profitto: vana non perché inutile, ma perché è evidente (e crudelmente giusto, ahimè) che se qualcosa rende economicamente poco si debba chiudere, di certo l'editore non fa quel mestiere per mera filantropia (su questo ci sarebbe tanto da dire, ma non è questo il posto e il momento...); ma la chiusura di una testata giornalistica è sempre qualcosa di negativo per la società a cui è rivolta, in particolar modo se questa testata giornalistica si interessa di una nicchia di argomenti per la quale ci sarebbe tanto bisogno di scrivere, riflettere e indagare...
Eppure ci spero ancora...spero ancora che, come accaduto in altri contesti per altre riviste, un altro editore con un baricentro più spostato verso il cuore che il portafogli sia disposto a provare di tenere ancora in piedi una voce importante in un contesto come il morente panorama aeronautico italiano.
Buona vita, buona lettura e buon vento a tutti.
Con il numero 351 di Novembre, all'anno trentunesimo (31...tre...uno) di pubblicazione, l'Editoriale Domus ha deciso di mandare in pensione Volare, la rivista più importante del settore aeronautico italiano. Sicuramente per tiratura e vendite non assimilabile ad una rivista di massa, Volare rappresentava di certo il punto di riferimento per chiunque si avvicinasse, vivesse, lavorasse, amasse il mondo del volo in Italia. Contestata e contestabile sicuramente, non priva di difetti e di scelte sbagliate, era comunque la voce più importante e autorevole dell'ambito in un Paese che relega (o immagina) l'attività aeronautica a lavoro per superuomini e giochino per ricchi bambinoni cresciuti.
E proprio in questo senso Volare ha rappresentato un riferimento continuo, nel lottare contro certe convinzioni, nel punzecchiare la burocrazia aeronautica istituzionale, nel denunciare le cancrene delle stesse istituzioni e nel far capire che dietro ogni pilota c'è semplicemente un appassionato bambino che non si è voluto limitare a restare dietro la rete dell'aeroporto con gli occhioni sgranati, ma ha fatto della sua passione il proprio lavoro o quantomeno il suo hobby prediletto, con sforzi e sacrifici che spesso sono difficili da comprendere per chi guarda da fuori. È stata, cioè, una voce importante per un settore morente che dà lavoro a un manipolo di appassionati che, in un contesto più "normale", avrebbe già abbandonato la barca da tempo...
Si badi bene, il mio non vuole essere il lamento funebre per la rivista del cuore, ma una vana denuncia dell'ennesima vittoria delle ragioni del profitto: vana non perché inutile, ma perché è evidente (e crudelmente giusto, ahimè) che se qualcosa rende economicamente poco si debba chiudere, di certo l'editore non fa quel mestiere per mera filantropia (su questo ci sarebbe tanto da dire, ma non è questo il posto e il momento...); ma la chiusura di una testata giornalistica è sempre qualcosa di negativo per la società a cui è rivolta, in particolar modo se questa testata giornalistica si interessa di una nicchia di argomenti per la quale ci sarebbe tanto bisogno di scrivere, riflettere e indagare...
Eppure ci spero ancora...spero ancora che, come accaduto in altri contesti per altre riviste, un altro editore con un baricentro più spostato verso il cuore che il portafogli sia disposto a provare di tenere ancora in piedi una voce importante in un contesto come il morente panorama aeronautico italiano.
Buona vita, buona lettura e buon vento a tutti.
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