La genealogia dello sport


Spronato dall'ennesima discussione tra amici sullo sport per tutti, ho voluto mettere nero su bianco le mie convinzioni. Perchè, lo devo ammettere, non sono affatto d'accordo su quella teoria, non se si cerca di capire con coerenza e obiettività cosa sia, esattamente, lo sport. Quel che è venuto fuori è una sorta di albero genealogico, in cui evidenziare i tratti principali dello sportivo e chiarire in modo inequivocabile come l'esercizio fisico, il gioco, l'allenamento possano essere per tutti, ma non il loro risultato finale. Senza uno dei fattori, pur in presenza di una dignitosa sommatoria di fattori, non si può dire di essere di fronte all'attività sportiva vera e propria.

Ma andiamo con ordine. Lo sport è anzitutto gioco condito di impegno: tanti giocatori rimangono tali perchè non esiste, nella loro attività, alcuna forma di impegno vero e proprio. Impegno che possiamo considerare figlio di due aspetti principali, l'impegno fisico e quello più puramente mentale: il primo è quasi principalmente ciò che oggi viene erroneamente considerato alla stregua di una discriminante fondamentale per distinguere uno sport da un gioco, ma non è necessariamente la quantità di sudore e di acido lattico prodotta a far tale uno sport, non è cioè un problema quantitativo ma univocamente qualitativo, ovvero di efficienza (precisione, se vogliamo) dei movimenti e di efficacia degli stessi, aspetti che possono essere considerati figli dell'allenamento e dell'addestramento, considerati come due entità distinte di esercizio ed adattamento fisico e tattico, o quantomeno funzionale all'attività specifica. Nel caso dell'impegno mentale, invece, è la disciplina applicata all'attività che, unitamente alla concentrazione mentale, riesce a generare quella propensione "intellettuale", quella particolare forma mentis che solo un vero sportivo può avere.
Cos'è, invece, il gioco? Una commistione di divertimento e agone, inteso come senso della competizione, capacità di immergersi nel sistema di regole e saperle sfruttare a proprio vantaggio nella rincorsa agli obiettivi previsti. Il divertimento è un fatto quasi puramente mentale, figlio della compagnia come capacità di stare in un gruppo (di alleati o di concorrenti che sia) e dell'empatia di cui si è capaci, fonte non trascurabile di tutta la chimica biologica legata all'attività sportiva. Nel caso della compagnia si tratta di mettere in campo il proprio carisma - che non significa necessariamente capacità di leadership, quanto attitudine ad imporsi e, soprattutto, a saper reggere il confronto con gli altri - e la propria apertura mentale, in grado di farci adattare senza problemi e pregiudizi ad ogni situazione sociale, etnica, economica, intellettuale, ecc., che andremo ad incontrare nell'esercizio della nostra attività. L'agone è invece figlio del potenziale, inteso come fattore genetico generale (l'unico, se ben vedete) fatto da talento per quella determinata attività sportiva e genetica fisica, che ci potrebbe donare apparati muscolo-scheletrici più adatti ad un certo tipo di sport. Ma è figlio anche dell'intelligenza dell'atleta, quella commistione tra capacità e rapidità di calcolo che permette di saper leggere con i giusti tempi le situazioni di gioco e saper trovare le opportune soluzioni per trarne vantaggio.

Risulta chiaro, allora, come si può essere un ottimo giocatore, senza necessariamente mettere eccessivo impegno nelle proprie attività, o viceversa si può essere estremamente impegnati senza riuscire a godere dei positivi aspetti giocosi dello sport; si può essere adattissimi fisicamente e costanti nell'esercizio di questo adattamento, senza avere però le necessarie doti mentali di disciplina e/o concentrazione. E così via...
Qualcuno potrebbe contestarmi che quella appena descritta (per quanto oggettiva) sia una definizione più applicabile alla differenza tra agonista e amatoriale, ma sono convinto che tra queste due forme di sport ci sia solo il tempo a disposizione e forse (proprio a voler concedere qualcosa) la quantità di impegno applicato: ma ho già detto che si tratta di un problema qualitativo non quantitativo!

Perciò, divertitevi nelle palestre, sui campi di calcetto con gli amici, con le biciclette in mezzo alle montagne, in piscina a far vasche...e siate fieri di quello che fate e dei risultati che eventualmente monitorate e ottenete. Ma non veniteci a raccontare che praticate uno sport o che, come detto sopra, lo sport sia una cosa alla portata di tutti, perchè non è così che stanno le cose.
Lo Sport, quello vero, è un'altra cosa.

Buona vita.

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