Cuore contro vil denaro

Riflettevo, ieri mattina, sulla notizia che circolava a gran voce per le radio e i giornali sportivi circa l'ingaggio del calciatore dell'AC Milan Kakà...per chi non avesse seguito la vicenda, una squadra straniera (il Manchester City), rimpinguate le casse sociali con i petroldollari di un generico emiro mediorientale, fa una sontuosa offerta alla squadra meneghina: parliamo di 150 milioni di euro (130 al Milan, 20 al calciatore, più lo "stipendio" di 15 milioni di euro...).

La mia riflessione non riguardava tanto i discorsi poco sensati (a mio vedere) circa l'opportunità di tali cifre, circa la "moralità" di certi stipendi, perché si tratta tutto sommato di soldi che in parte vengono trovati nelle tasche di chi paga il biglietto per andare a vedere suddetto signore tirare calci ad una palla...la mia riflessione, invece, riguardava i giudizi seguiti alla decisione del giocatore, che ha declinato l'offerta adducendo "ragioni del cuore".
Leggendo però ieri tra le pagine di Repubblica trovo il solito trafiletto del sempre ottimo Michele Serra....perfetto, esattamente ciò che avrei voluto dire io!!!

Eccovi quindi qui l'Amaca di M. Serra, che trovate a pag. 28 di Repubblica del 21/01/09. Buona lettura:

Si capisce che la scelta di Kakà (restare al Milan per attaccamento alla maglia) faccia piacere a chiunque diffidi della dittatura del denaro. Un po' di misura nei commenti, però, aiuterebbe a renderli meno retorici e soprattutto più rispettosi della realtà: Kakà è già molto ricco, non ha dovuto scegliere tra il lavoro in miniera e il tesoro di Alì Babà, ha semplicemente preferito essere un po' meno miliardario, ma in pace con la sua coscienza, piuttosto che un po' più miliardario, ma con qualche senso di colpa nei confronti della gente milanista che gli vuole bene. La patina deamicissiana che alcuni servizi di telegiornale hanno voluto stendere su questa trama, pur sempre ambientata tra cataste di quattrini, è dunque del tutto abusiva. Non destano particolare simpatie le tirate demagogiche contro gli stipendi delle star (le star guadagnano molto perché il popolo si fruga nelle tasche per pagare il biglietto), ma francamente disturbano, e molto, i toni sdolcinati e strappalacrime spesi per una vicenda d' alto bordo, che trasuda lusso e privilegio, e ci è stata ammannita come lo straziante sacrificio del buon ragazzo che rinuncia a tutto pur di rimanere nel suo vecchio quartiere con i vecchi amici. Kakà, come tutti i calciatori di prima scelta, ha pane e companatico garantiti per almeno tre o quattro generazioni. E con la pancia piena, si sa che i bei gesti diventano più facili. - MICHELE SERRA

Commenti

Anonimo ha detto…
Mi spiace leggere queste considerazioni. Sembrano scritte da chi vive tra le nuvole. Kakà ha detto no a una montagna di milioni. Il Milan non ha suggerito a Kakà di andarsene pur sapendo che ne avrebbe ricavato una cifra spaventosa. Ma noi critichiamo e critichiamo...
Tixio® ha detto…
Caro Davide, anzitutto grazie per aver scritto: a me fa piacere leggere le considerazioni di tutti!

In secondo luogo, perdona la franchezza...ma sei sicuro di aver compreso il senso e il tema centrale dell'articolo? Perché nessuno - o almeno non io - ha avuto intenzione di giudicare e commentare la vicenda del mancato trasferimento di per sé: onestamente non mi interessa, e tra l'altro ho specificato chiaramente ciò che penso su certi commenti circa moralità e opportunità della questione.

Il punto vero e proprio del discorso è il senso e, soprattutto, la misura dei commenti che hanno seguito la decisione del giocatore di restare a Milano: ammirabile, sicuramente, ma non così strappalacrime e onorevole come qualcuno sembra credere. Si tratta pur sempre - come nell'articolo specificato - di un ragazzo molto giovane e già milionario, che ha rifiutato semplicemente di prendere un po' più soldi rispetto alla fortuna che già guadagna.

Misura, caro Davide, solo questo si chiede!

Buona giornata a te, e torna a scrivere!