La manifestazione

C'era una volta un antico rito di cui masse di umani si servivano al fine di rappresentare il proprio pensiero su determinati argomenti all'ordine delle cronache perlopiù politiche.
Avveniva così che questi umani si incontrassero riunendosi in grandi gruppi nomadi che, marciando da un punto A ad un punto B di un conglomerato urbano (il più importante e rappresentativo, in genere), urlavano i loro motti di protesta o comunque le loro ragioni. Lo scopo era semplice: cercare di far sentire la propria voce a chi magari non aveva modo di ascoltarla, far capire al potente - o comunque al personaggio/gruppo di personaggi di turno - che loro c'erano, e che non erano d'accordo con ciò che era stato deciso alle loro spalle. Già perché (e qui veniamo al dunque) motivo principale che scatenava la necessità di questo rito era il "torto subito". Non che fosse realmente sempre un vero e proprio torto, ma almeno qualcosa subito dagli individui manifestanti come tale: una legge giudicata sbagliata, una condotta non degna di una carica elettiva, e così via.
Ma ora le cose sono ben cambiate, perché siamo o non siamo nell'era della comunicazione di massa? E allora le manifestazioni sono show in cui fare il maggior audience possibile al fine di incrementare gli indici di gradimento. Puro spettacolo, signori e signore! Farsi vedere per rimanere nella testa e nei cuori del pubblico, farsi amare! Non importa se non ci sono motivi, se tali motivi davvero non sussistano neanche alle leggi del buon senso o se, peggio ancora, si è nel torto fino al collo.

Recentemente un mio amico è stato escluso da un concorso pubblico perché, dopo aver presentato la documentazione iniziale, ha presentato in ritardo un modulo autocertificativo del proprio percorso di studi. Inutile dire che il ritardo era decisamente colpevole, dato che il modulo era una banale autocertificazione e non richiedeva l'intermediazione di enti esterni al mio amico.
Dovrei proporgli di fare una manifestazione per protestare.......

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