Suppongo che, al di là dei qualunquismi tipici dei "rivoluzionari da poltrona", sia sufficientemente chiaro chi pagherà l'uscita dalla crisi in cui il nostro Paese (come altri) è stato scaraventato. Non voglio inventarmi l'ennesimo pamphlet anticasta con cui altri riempiono pagine di giornali, perché se la crisi si potesse risolvere solo con i "tagli alla politica" saremmo a cavallo...la crisi è infatti stata generata e alimentata da un complesso intreccio economico e politico-economico che molti (molti esperti, intendo) sostengono avesse già tutte le carte in regola per fallire clamorosamente sul lungo termine. Purtroppo noi ci troviamo alla fine di quel termine, e ne dobbiamo pagare le conseguenze se vogliamo uscirne con qualche escoriazione e un bel po' di lividi anziché entrare in un coma profondo. Qual'è il punto? Il punto è che tutti noi, in un modo o nell'altro, abbiamo (più o meno consciamente, diciamocelo) contribuito ad alimentare quel sistema, affidandoci a quella parvenza di "progresso economico" e di "benessere" che ci eravamo costruiti intorno come muri che si sono rivelati di cartone. Siamo stati interpreti operativi come consumatori, come fruitori del mercato del lavoro o anche come investitori/imprenditori di noi stessi, di un gioco le cui regole sono state decise e adattate da altri interpreti "gestionali" della faccenda, da manager evidentemente non all'altezza di prevedere le conseguenze del tutto.
In modo del tutto analogo - analogo in modo terribilmente comprensibile, purtroppo...- la situazione attuale dei lavoratori dei lavoratori che operano la flotta Canadair della Protezione Civile stanno pagando le scelte fatte da altri e stanno ancora attendendo di capire che Natale passeranno e che futuro lavorativo li aspetterà. Leggendo su queste pagine troverete da qualche parte l'anatema in cui si annunciava un disastro nell'anno in corso, a causa del colpevole ritardo con cui l'appalto attualmente in via di rinnovo era stato assegnato: ringraziando il Cielo (o qualunque altra cosa possa venirvi in mente) e nonostante i molti fuochi e un clima estivo poco amico, non c'è stato nessun fattaccio che abbia destato l'attenzione dell'opinione pubblica sulla tragicomica gestione dell'appalto Canadair dell'anno scorso.
Ad ogni modo era chiaro che non sarebbe stato possibile riuscire a dare il 100% cominciando con mesi di ritardo sulle manutenzioni (e di questo pure abbiamo parlato), ma, con gli strumenti limitati e limitanti a disposizione, abbiamo visto come i lavoratori del gruppo siano riusciti a portare a casa un risultato che francamente non mi vergognerei a definire esaltante.
A quanto pare questo non va ancora bene: chi ha causato il ritardo, chi cioè ha fatto in modo di consegnare un cavallo azzoppato ad un'azienda tutto sommato coraggiosa e a dei lavoratori tenaci come massi, ora sembra lamentarsi proprio del risultato portato a casa, evidentemente non riuscendo neanche a comprendere la portata del lavoro svolto ma concentrandosi solo su quei vizi inevitabili in una situazione come questa. Dico sembra perché sulla questione regna il silenzio più assoluto, nessuno risponde, nessuno parla, nessuno ha avuto l'accortezza di spiegare ai lavoratori cosa diavolo sta succedendo. Intanto, al massimo, si chiede di lavorare, di impegnarsi e di produrre di più, magari con il lavoro straordinario: sacrosanto (con i dovuti limiti...) in una situazione normale, quantomeno fuori luogo in un caso come questo!
Come per la crisi economica chi veramente opera si rimbocca le maniche e produce sacrificio dopo sacrificio. Ci si chiede solo per quanto tempo ancora si potrà sperare nella pazienza e nella buona volontà di tutti.
In modo del tutto analogo - analogo in modo terribilmente comprensibile, purtroppo...- la situazione attuale dei lavoratori dei lavoratori che operano la flotta Canadair della Protezione Civile stanno pagando le scelte fatte da altri e stanno ancora attendendo di capire che Natale passeranno e che futuro lavorativo li aspetterà. Leggendo su queste pagine troverete da qualche parte l'anatema in cui si annunciava un disastro nell'anno in corso, a causa del colpevole ritardo con cui l'appalto attualmente in via di rinnovo era stato assegnato: ringraziando il Cielo (o qualunque altra cosa possa venirvi in mente) e nonostante i molti fuochi e un clima estivo poco amico, non c'è stato nessun fattaccio che abbia destato l'attenzione dell'opinione pubblica sulla tragicomica gestione dell'appalto Canadair dell'anno scorso.
Ad ogni modo era chiaro che non sarebbe stato possibile riuscire a dare il 100% cominciando con mesi di ritardo sulle manutenzioni (e di questo pure abbiamo parlato), ma, con gli strumenti limitati e limitanti a disposizione, abbiamo visto come i lavoratori del gruppo siano riusciti a portare a casa un risultato che francamente non mi vergognerei a definire esaltante.
A quanto pare questo non va ancora bene: chi ha causato il ritardo, chi cioè ha fatto in modo di consegnare un cavallo azzoppato ad un'azienda tutto sommato coraggiosa e a dei lavoratori tenaci come massi, ora sembra lamentarsi proprio del risultato portato a casa, evidentemente non riuscendo neanche a comprendere la portata del lavoro svolto ma concentrandosi solo su quei vizi inevitabili in una situazione come questa. Dico sembra perché sulla questione regna il silenzio più assoluto, nessuno risponde, nessuno parla, nessuno ha avuto l'accortezza di spiegare ai lavoratori cosa diavolo sta succedendo. Intanto, al massimo, si chiede di lavorare, di impegnarsi e di produrre di più, magari con il lavoro straordinario: sacrosanto (con i dovuti limiti...) in una situazione normale, quantomeno fuori luogo in un caso come questo!
Come per la crisi economica chi veramente opera si rimbocca le maniche e produce sacrificio dopo sacrificio. Ci si chiede solo per quanto tempo ancora si potrà sperare nella pazienza e nella buona volontà di tutti.
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