Sarebbe stato piuttosto facile, banale e decisamente poco originale scrivere della decadenza di Silvio Berlusconi. E oltremodo sarebbe stato sciocco esultarne, in quanto nulla di eccezionale è accaduto se non la semplice applicazione di una legge dello Stato approvata da 736 eletti del Popolo Italiano tra senatori e deputati, ivi compresi dunque (la matematica non è un'opinione) gli eletti del partito di detta personalità politica. Un fatto normale, dunque, un qualcosa che ha ripristinato il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla giustizia, e che sarebbe giusto anche alla luce di quanto detto in un mio precedente post circa la possibilità di difendersi (se c'è ancora qualcosa da difendere) senza danneggiare il senso dell'Istituzione che si rappresenta.
C'è inoltre qualcosa di amaro in questo "ripristino della normalità", qualcosa che va al di là delle vicende che hanno portato a questa giornata carica di significato (perché, in un modo o nell'altro, tale sarà riconosciuta) e che porteranno a breve ad ulteriori ripercussioni e colpi di scena; qualcosa che non ha a che fare nemmeno con l'assurda e irritante polarizzazione sui media e - peggio - sulla vita istituzionale del Paese che tali vicende hanno avuto, a discapito di questioni ben più urgenti, importanti o almeno interessanti. Sarà pur evidente, infatti, che la politica in questo paese è vissuta ormai (quando va bene) come un triste esercizio di tifoseria, e altrettanto vero è che tale andazzo sia stato più o meno alimentato proprio da partiti patronali e iconografici quali quello del decaduto in oggetto...ma, ci si chiede come sia possibile manifestare perché un senatore riconosciuto colpevole all'ultimo grado di giudizio sia rimosso dalla sua pubblica funzione, soprattutto dopo che a causa di questa decadenza sia stata più volte minacciata la vita del governo del Paese, che in questo momento non ha certo bisogno di scossoni politici.
So già, ad ogni modo, che l'unica chiave di lettura alle mie domande sarà quella del tifo di cui sopra, per cui non mi aspetterò certo di trovare da qualche parte risposte razionali. O forse - e la cosa è anche abbastanza agghiacciante - la risposta ce l'ho già, e voglio evitare di riconoscerla. Tant'è...
C'è inoltre qualcosa di amaro in questo "ripristino della normalità", qualcosa che va al di là delle vicende che hanno portato a questa giornata carica di significato (perché, in un modo o nell'altro, tale sarà riconosciuta) e che porteranno a breve ad ulteriori ripercussioni e colpi di scena; qualcosa che non ha a che fare nemmeno con l'assurda e irritante polarizzazione sui media e - peggio - sulla vita istituzionale del Paese che tali vicende hanno avuto, a discapito di questioni ben più urgenti, importanti o almeno interessanti. Sarà pur evidente, infatti, che la politica in questo paese è vissuta ormai (quando va bene) come un triste esercizio di tifoseria, e altrettanto vero è che tale andazzo sia stato più o meno alimentato proprio da partiti patronali e iconografici quali quello del decaduto in oggetto...ma, ci si chiede come sia possibile manifestare perché un senatore riconosciuto colpevole all'ultimo grado di giudizio sia rimosso dalla sua pubblica funzione, soprattutto dopo che a causa di questa decadenza sia stata più volte minacciata la vita del governo del Paese, che in questo momento non ha certo bisogno di scossoni politici.
So già, ad ogni modo, che l'unica chiave di lettura alle mie domande sarà quella del tifo di cui sopra, per cui non mi aspetterò certo di trovare da qualche parte risposte razionali. O forse - e la cosa è anche abbastanza agghiacciante - la risposta ce l'ho già, e voglio evitare di riconoscerla. Tant'è...
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