La difesa del nemico

Senza voler scomodare dichiarazioni o atti di guerra, mi sembra sufficientemente palese che quanto accaduto in Francia sia stato particolarmente grave sotto molti punti di vista.
Come dicevo nel precedente post, che fossimo o meno d'accordo con le modalità satiriche di quella rivista (o di tante altre, non importa), nulla deve distoglierci dal difendere strenuamente chi ha deciso di adoperare quei metodi per contestare questo o quel tema. Ritengo, cioè, un principio fondante della nostra cultura, del "credo" democratico e illuminista, la celeberrima frase di Evelyn B. Hall, la quale volle in un certo senso comprimere una parte del pensiero di Voltaire (a cui l'aforisma è erroneamente attribuito) sostenendo che il disaccordo non deve mai sfociare nella censura e nel totalitarismo ("I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it", da The Friends of Voltaire, pubblicato con lo pseudonimo di S.G.Tallentyre, Londra, 1906).

È proprio qui la chiave di lettura che può spiegare l'ondata di indignazione e risposta unanime della comunità mondiale (non solo occidentale, ricordiamolo...), sfociata nell'ashtag #jesuischarlie che ormai spopola in tutti i social network.
Non riesco a vedere ipocrisia o populismo in un simile gesto di vicinanza, non "grandangolando" il nostro punto di vista perlomeno. Trovo, piuttosto, alquanto incoerente la scelta di difendere a tutti i costi e in tutte le situazioni i diritti degli oppressi, senza riuscire a sentirsi in dovere di schierarsi contro chi ha creduto che altrui diritti di critica e opinione dovevano essere repressi col sangue.
Comprendo molte di queste posizioni, ben inteso, soprattutto considerato quanto qualunquista e superficiale sappia essere il web, pronto ad emozionarsi, commuoversi e indignarsi per temi che fino al giorno prima erano del tutto sconosciuti o volutamente ignorati dai più. Ma non comprendo le critiche generalizzate a chi ha voluto esprimere vicinanza con un gesto molto semplice come un banale ashtag o una frase in una bacheca di Facebook.

Forse per tale motivo sento la voglia di ribadire un concetto: quanto produce Charlie Hebdo non sempre mi piace, li ho trovati più che spesso "pesanti", eccessivi, cattivi in un certo senso; ho provato fastidio nel leggere molte loro vignette (sì...leggevo le vignette di CH...), sono stato contrariato dalle loro scelte e ho spesso pensato che fossero "contra" per il mero gusto di esserlo. Ma non sarò mai disposto ad appoggiare chi vuole ridurli al silenzio, soprattutto se questo comporta la morte di innocenti.

Non sarò mai disposto ad appoggiare chi vuole cambiare od orientare le opinioni altrui con la violenza.

Per cui...oggi come non mai...#jesuischarlie

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