Il problema dell'inquinamento delle grandi città italiane è particolarmente sentito in questo Dicembre di bel tempo e clima mite, a sua volta probabilmente provocato (almeno in parte) dal problema stesso...l'assenza di piogge e dei venti tesi invernali sta contribuendo a mantenere particolarmente alta la concentrazione di inquinanti e di polveri sottili, e le amministrazioni cittadine corrono ai ripari imponendo blocchi del traffico e circolazione a targhe alterne anche in giorni lavorativi, magari applicando (come è stato fatto a Roma) l'estensione temporale del biglietto dei mezzi pubblici all'intera giornata.
Certe misure, neanche a dirlo, sono perlopiù mal digerite dalla stragrande maggioranza dei cittadini, specialmente in chiave anti-istituzionale, data la moda del momento: certo le iniziative e i piani strategici in tema, nelle grandi città, non sono certo premiabili per lungimiranza e capacità di problem solving, nè tantomeno le politiche centrali sono state più accorte e sensibili all'argomento, al netto delle singole leggi eco; ma da qui ad addossare ogni responsabilità a chi ci ha governato e/o lo fa ancora mi sembra piuttosto eccessivo e, soprattutto, molto ipocrita.
È in un certo senso la versione ecocompatibile del discorso di JFK circa il chiedersi cosa si può fare per il proprio Paese, anzichè fermarsi a domandare attenzioni dallo stesso. Non si può non pensare a come il senso civico del cittadino medio, in una città come Roma, sia ben distante da quel sentimento di attenzione all'ambiente che si riconosce anche nelle piccole cose: in una città in cui ancora c'è chi getta pacchetti, cartacce e cicche dal finestrino dell'auto in corsa; in cui il fazzoletto sporco si getta a bordo marciapiede, magari a dieci metri dal cestino; in cui la raccolta differenziata è accolta come un enorme fastidio i cui effetti non valgono lo sforzo, adducendo sentitodire di ogni tipo su come poi tutta l'immondizia finisca nella stessa discarica o, peggio ancora, nello stesso mezzo di raccolta; in una città in cui per fare la spesa a mezzo chilometro da casa si va in macchina, magari girando per tre quarti d'ora per cercare un posto libero; in cui qualunque sosta al caldo o al freddo impone il motore rigorosamente accesso per mantenere accesa l'aria condizionata o il riscaldamento; in cui il 90% delle automobili la mattina è abitato da nr. 1 persona, il conducente; in cui il pagamento di un biglietto per i mezzi è visto come una specie di gabella feudale imposta con il sangue...In una città, in sintesi, in cui il cittadino medio è più che convinto di essere in debito di prevaricanti diritti che lo pongono al centro dell'Universo e che, soprattutto, lo esentano da ogni singolo dovere civico, sentire la paternale populista su come gestire viabilità, traffico e problemi inerenti (inquinamento compreso) fa decisamente rivoltare lo stomaco.
Non ci piacciono le targhe alterne? Non sopportiamo i blocchi del traffico? Non digeriamo che ci si dica quando e come accendere il riscaldamento di casa? Benissimo, cominciamo in prima persona a far qualcosa per evitare che ce ne sia la necessità: in attesa che effettivamente arrivino a regime il potenziamento reale dei mezzi pubblici, la diffusione capillare del car sharing e dei parcheggi di scambio, cominciamo ad usarli e ad intervenire ove possibile come veri utenti responsabili. Non attendiamo che arrivi dall'alto la Soluzione, diventiamo noi stessi parte di essa, e allora sì che ne avremo ben donde di lamentarci del sostanziale immobilismo delle istituzioni.
Ma sono parole al vento, che non raggiungeranno mai un pubblico assordato dalla propria personale comodità e accecato dall'intermittenza di un senso civico che accende i motori solo quando la colpa è del Palazzo.
Viaggiate responsabilmente. Buona vita.
Certe misure, neanche a dirlo, sono perlopiù mal digerite dalla stragrande maggioranza dei cittadini, specialmente in chiave anti-istituzionale, data la moda del momento: certo le iniziative e i piani strategici in tema, nelle grandi città, non sono certo premiabili per lungimiranza e capacità di problem solving, nè tantomeno le politiche centrali sono state più accorte e sensibili all'argomento, al netto delle singole leggi eco; ma da qui ad addossare ogni responsabilità a chi ci ha governato e/o lo fa ancora mi sembra piuttosto eccessivo e, soprattutto, molto ipocrita.
È in un certo senso la versione ecocompatibile del discorso di JFK circa il chiedersi cosa si può fare per il proprio Paese, anzichè fermarsi a domandare attenzioni dallo stesso. Non si può non pensare a come il senso civico del cittadino medio, in una città come Roma, sia ben distante da quel sentimento di attenzione all'ambiente che si riconosce anche nelle piccole cose: in una città in cui ancora c'è chi getta pacchetti, cartacce e cicche dal finestrino dell'auto in corsa; in cui il fazzoletto sporco si getta a bordo marciapiede, magari a dieci metri dal cestino; in cui la raccolta differenziata è accolta come un enorme fastidio i cui effetti non valgono lo sforzo, adducendo sentitodire di ogni tipo su come poi tutta l'immondizia finisca nella stessa discarica o, peggio ancora, nello stesso mezzo di raccolta; in una città in cui per fare la spesa a mezzo chilometro da casa si va in macchina, magari girando per tre quarti d'ora per cercare un posto libero; in cui qualunque sosta al caldo o al freddo impone il motore rigorosamente accesso per mantenere accesa l'aria condizionata o il riscaldamento; in cui il 90% delle automobili la mattina è abitato da nr. 1 persona, il conducente; in cui il pagamento di un biglietto per i mezzi è visto come una specie di gabella feudale imposta con il sangue...In una città, in sintesi, in cui il cittadino medio è più che convinto di essere in debito di prevaricanti diritti che lo pongono al centro dell'Universo e che, soprattutto, lo esentano da ogni singolo dovere civico, sentire la paternale populista su come gestire viabilità, traffico e problemi inerenti (inquinamento compreso) fa decisamente rivoltare lo stomaco.
Non ci piacciono le targhe alterne? Non sopportiamo i blocchi del traffico? Non digeriamo che ci si dica quando e come accendere il riscaldamento di casa? Benissimo, cominciamo in prima persona a far qualcosa per evitare che ce ne sia la necessità: in attesa che effettivamente arrivino a regime il potenziamento reale dei mezzi pubblici, la diffusione capillare del car sharing e dei parcheggi di scambio, cominciamo ad usarli e ad intervenire ove possibile come veri utenti responsabili. Non attendiamo che arrivi dall'alto la Soluzione, diventiamo noi stessi parte di essa, e allora sì che ne avremo ben donde di lamentarci del sostanziale immobilismo delle istituzioni.
Ma sono parole al vento, che non raggiungeranno mai un pubblico assordato dalla propria personale comodità e accecato dall'intermittenza di un senso civico che accende i motori solo quando la colpa è del Palazzo.
Viaggiate responsabilmente. Buona vita.
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