Foto Tommaso Sacconi |
In evidenza sull'edizione online di Repubblica questa mattina c'è un reportage fotografico di Tommaso Sacconi, da cui è estratta la foto che vedete qui a fianco. Si tratta della sala di attesa di un ospedale romano in cui, quasi fosse una tradizione, vengono annunciate al pubblico le nuove nascite direttamente sui muri, pennarello alla mano.
Un atto di per sè tenero, una forma materiale di quell'esplosione di gioia che coinvolge i parenti del piccolo nascituro a lieto evento ancora fresco, un metodo più "moderno", se vogliamo, dei furono fiocchi rosa/azzurri appesi ai portoni dei palazzi all'arrivo di un nuovo cucciolo di umano. Ma, anche al netto di strafalcioni grammaticali e parolacce, e volendo (ma proprio volendo...) non considerando la contravvenzione di articoli del codice penale, si tratta comunque di atti di pura mancanza di rispetto della cosa pubblica.
Mancanza di rispetto per il decoro di un bene comune, utilizzabile da tutti, senza distinzione alcuna, pagato attraverso le tasse di tutti (di chi non le evade, quantomeno, e anche qui si aprirebbe un bel capitolo...), statisticamente perpetrata da persone che gridano costantemente allo scandalo della casta mangiasoldi, che si scagliano contro l'istituzione denunciando il degrado in cui versa la loro città. È una storia già nota, la stessa per cui è sempre "colpa degli altri", anche subito dopo aver gettato il pacchetto vuoto di sigarette dall'auto in corsa. Stupisce anche che la stessa Repubblica definisca queste scritte "divertenti" (sicuramente lo potranno anche essere nei concetti, non nelle forma espressiva scelta), con pochi accenni in sordina al fatto che ci troviamo di fronte al deturpamento di un bene pubblico.
Questo, è bene specificarlo, non vuole essere un post populistico e moraleggiante, al limite del qualunquismo, come qualche altro sito ben più famoso di questo tende a fare (almeno per la capitale d'Italia), ma l'ennesima denuncia della sostanziale assenza di senso civico del cittadino italiano, e nello specifico romano, medio, facile ad essere trascinato dall'altrui indignazione - perchè, anche nell'indignazione, sono sempre "gli altri" ad intonare la prima nota -, molto difficile a razzolare nella medesima direzione delle sue prediche di riflesso.
Ben vengano allora iniziative come quella di Retake Roma, che svolge un vero e proprio servizio civico attraverso gli stessi cittadini, sanando, recuperando e abbellendo gli angoli della Capitale che altri colleghi cittadini hanno contribuito a rendere indecorosi, tanto da condurre in porto accordi di collaborazione con le istituzioni e le aziende pubbliche.
Vi consiglio di fare un giro completo nel loro sito, dove vedrete cosa è stato fatto e come, anche solo per avere un'idea di come dovrebbe essere una vita pubblica davvero partecipata (e magari per effettuare qualche donazione, che è sempre gradita!).
Siamo sempre lì, insomma: prima di accusare gli altri di quanto non hanno fatto per la propria comunità, chiediamoci ciò che noi potremmo fare per la stessa. O peggio ciò che abbiamo fatto per contribuire (anche nel connivente silenzio) a quel che andiamo denunciando.
Buona vita e #aripijamoseroma.
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