Sarà che l'aria, da quassù, è più rarefatta, sarà il senso di vertigine, sarà l'euforia di trovarmi sulla cima del Mio Mondo Conosciuto. Ma da qui, guardando verso il basso, vedo esattamente ciò che sono e ciò che sarò, vedo chiaramente che ciò che mi sorregge è ciò che tu stesso hai creato e, forse, immaginato tanto, troppo tempo fa.
Non c'è oblio e non ci sarà vuoto fintanto che esisterò; perché da quassù mi osservo e vedo che non c'è nemmeno frattura, nessuna discontinuità: ciò che eri sono, ciò che sarò sei stato. Inevitabile? Forse. Auspicabile? E chi l'avrebbe detto, qualche anno fa...Ma è oggettivo e senza equivoci.
Si dice che non si può imparare a essere genitori, che è qualcosa di naturale, c'è o non c'è. Nessuna via di mezzo. Niente di più falso: si impara osservando, si impara imitando, si impara ripetendo ed eventualmente migliorando. Ma quando hai il vantaggio di una simile prospettiva, quando sei riuscito a salire sulle spalle del Gigante c'è poco da migliorare.
Così mi vedo laggiù, un passo avanti a te, facendo attenzione a mettere i miei piedi esattamente in quelle orme così famigliari, facendo attenzione a metterci la stessa passione, lo stesso amore, il medesimo, identico impegno, la stessa quantità di sudore e sangue per portare avanti ciò che ho scelto di creare da solo. Mi vedo più alto, più grande, più forte. Maggiormente in grado di portare avanti quel che avevi cominciato, di sopportare il peso del lavoro che avevi cominciato e che entrambi avremmo voluto continuassi.
Nessun dolore, nessun rimpianto, nessun rimorso potranno mai sovrastare o (al più) annullare quanto abbiamo fatto. Quanto hai fatto. Solo l'ansia di riuscire a ripagarti. Solo la voglia di vedere quelle silenti e indirette lezioni messe in pratica ad uno stato dell'arte minimamente confrontabile con ciò che sei stato. Solo la rabbia di non riuscire a capire quale capriccioso ente superiore possa aver mai avuto necessità di ripagare con tanto dolore chi aveva già pagato il proprio dazio umano in tutti i modi possibili, e con tutta l'energia immaginabile per un Gigante come te.
Ho paura di pensare di avere qualche ripetizione ancora da chiederti, ma non ce ne sarà bisogno, puoi starne tranquillo: perché quando sei stato sulle spalle del Gigante hai visto tutto ciò che dovevi vedere. Quando hai visto all'opera il miglior modello possibile di padre, marito e uomo non c'è niente che ti possa spaventare. A parte vedere quel Gigante chino sulle gambe, sofferente. Senza poterne alleviare il peso.
Ma ormai posso scendere. Ormai posso salutarti. Ormai il dolore è finito.
Riposa tranquillo, Papà.
Penso io a tutto.
Non c'è oblio e non ci sarà vuoto fintanto che esisterò; perché da quassù mi osservo e vedo che non c'è nemmeno frattura, nessuna discontinuità: ciò che eri sono, ciò che sarò sei stato. Inevitabile? Forse. Auspicabile? E chi l'avrebbe detto, qualche anno fa...Ma è oggettivo e senza equivoci.
Si dice che non si può imparare a essere genitori, che è qualcosa di naturale, c'è o non c'è. Nessuna via di mezzo. Niente di più falso: si impara osservando, si impara imitando, si impara ripetendo ed eventualmente migliorando. Ma quando hai il vantaggio di una simile prospettiva, quando sei riuscito a salire sulle spalle del Gigante c'è poco da migliorare.
Così mi vedo laggiù, un passo avanti a te, facendo attenzione a mettere i miei piedi esattamente in quelle orme così famigliari, facendo attenzione a metterci la stessa passione, lo stesso amore, il medesimo, identico impegno, la stessa quantità di sudore e sangue per portare avanti ciò che ho scelto di creare da solo. Mi vedo più alto, più grande, più forte. Maggiormente in grado di portare avanti quel che avevi cominciato, di sopportare il peso del lavoro che avevi cominciato e che entrambi avremmo voluto continuassi.
Nessun dolore, nessun rimpianto, nessun rimorso potranno mai sovrastare o (al più) annullare quanto abbiamo fatto. Quanto hai fatto. Solo l'ansia di riuscire a ripagarti. Solo la voglia di vedere quelle silenti e indirette lezioni messe in pratica ad uno stato dell'arte minimamente confrontabile con ciò che sei stato. Solo la rabbia di non riuscire a capire quale capriccioso ente superiore possa aver mai avuto necessità di ripagare con tanto dolore chi aveva già pagato il proprio dazio umano in tutti i modi possibili, e con tutta l'energia immaginabile per un Gigante come te.
Ho paura di pensare di avere qualche ripetizione ancora da chiederti, ma non ce ne sarà bisogno, puoi starne tranquillo: perché quando sei stato sulle spalle del Gigante hai visto tutto ciò che dovevi vedere. Quando hai visto all'opera il miglior modello possibile di padre, marito e uomo non c'è niente che ti possa spaventare. A parte vedere quel Gigante chino sulle gambe, sofferente. Senza poterne alleviare il peso.
Ma ormai posso scendere. Ormai posso salutarti. Ormai il dolore è finito.
Riposa tranquillo, Papà.
Penso io a tutto.
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