40

Difficilmente scrivo di sport giocato, men che meno di calcio e di "fedi calcistiche". Ma l'occasione è inevitabile, non fosse altro per quanto mi fa sentire orgoglioso di aver vissuto la Storia di una squadra e di uno sport.
Sarà stata con tutta probabilità la stagione 1992/'93. Quella della Fiorentina in Serie B dopo più di cinquant'anni. Un'altra, ennesima, stagione di Rometta che galleggiava tra le pendici dell'Olimpo e il baratro, senza mai un acuto, senza soddisfazioni. Eppure, nella mente del bambino che ero, gli stadi erano pieni e la Curva...beh, era lo spettacolo che realmente volevo andare a vedere, coi suoi colori infuocati, e a sentire, con quei tamburi, quei cori.
C'era quel bambino, quindi, e i suoi primi idoli calcistici. C'erano i capelli lunghi del Principe e la sua maglia sudata custodita come un cimelio. C'erano le manone di Cervone. C'era l'allenatore jugoslavo, le sue frasi da guru, i suoi metodi da sergente istruttore. C'era una passione passata da padre in figlio, data quasi per scontata per quest'ultimo, che si alimentava da sola a vedere quello stadio nuovo di pacca con quei colori, quei cori, quei tamburi...
Poi c'era lui. Un ragazzino di sedici anni, appena cinque anni più di me, quindi solo per questo visto come una specie di desiderio incarnato di ogni ragazzino della mia stessa età che tirava calci, come me, nell'oratorio di quartiere, esultando sotto immaginarie curve ad ogni gol messo a segno. Lui giocava da professionista nella sua squadra del cuore, era nato a poca distanza da casa mia e aveva la stessa età dei ragazzi più grandi con cui giocavo in quei campetti. Non era l'invidia ma la grandissima ammirazione a farmelo seguire.
Come dopo ogni partita in casa, mio padre rientrò con il nuovo numero di quella piccola ma per me (all'epoca) preziosa rivista che parlava del match e della mia squadra. E in quel numero c'era lui: romano, romanista, poco più grande di me, calciatore professionista e già intervistato! Mi ricordo esattamente una sola domanda ed una sola risposta:


Qual'è il tuo sogno?
Segnare un gol all'Olimpico, davanti ai tifosi della Roma come me...


Una risposta semplice, banale, ovvia. Per questo mi colpì: era ciò che avrei voluto fare anche io, ciò che ancor di più mi avvicinava a quel ragazzino, mi faceva sentire parte di quella squadra, seppur come vociante tifosello da tribuna (figuriamoci se avessi mai potuto avere il permesso di andare in Curva!).


Arrivò poi il 4 Settembre 1994. Primo giorno di vacanza, in un luogo che nemmeno ricordo più della Sardegna. Prima giornata di campionato di Serie A. La Roma affronta all'Olimpico il Foggia. Io affrontavo la calura in piscina, mentre mio padre ci osservava da bordo vasca con le cuffie alle orecchie, le voci dei cronisti Rai a raccontare le partite.
Passò solo mezz'ora prima che si sentì quell'urlo: GOL! Ha segnato Totti!
Il suo primo gol all'Olimpico. Il sogno era realizzato. Il mio diventò quello di vedere la fascia di capitano sul braccio di quel mio inconscio amico.


Avrei preferito vederti sollevare coppe su coppe, ma mi è bastato aver avuto l'onore di averti come Capitano.


Tanti auguri Francè...

Commenti