Il grande gioco dei Giochi

Non sono un sostenitore della candidatura romana automatica ai Giochi Olimpici del 2024, non nel senso di un'entusiastica, acritica e incondizionata adesione al progetto. Non lo sono stato quando se ne è cominciato a parlare, ed il fatto che una parte politica da me molto distante ne abbia fatto in qualche modo un suo cavallo di battaglia non cambia di una virgola la mia opinione.
L'ambiente romano, specie quello imprenditoriale, è molto particolare, e lo abbiamo visto in modo piuttosto palese con la ferita aperta da Mafia Capitale; particolari sono le arrembanti corse agli appalti e la gestione generale della cosa pubblica da parte del sistema partitico, probabilmente per troppo tempo congestionato e influenzato dagli arrembanti di cui sopra. Ma per quanto i dubbi in tal senso non fossero pochi, il così recente scoperchiamento del vaso di Pandora sembrava (paradossalmente?) garantire una certa regolarità dei progetti futuri, o quantomeno faceva diventare la candidatura un'occasione da cogliere per dimostrare l'inizio di un vero Nuovo Corso, nonché per sistemare la situazione degli impianti sportivi romani, per lo più abbandonati o ridotti in condizioni non consone ai palcoscenici più prestigiosi.

Ciò che più mi infastidiva era, invece, il reiterarsi di una tendenza del Vecchio Corso, quella di trattare i romani quale carne da macello elettorale, buona solo a portar voti ad una o all'altra causa, presa in giro puntualmente - ma c'è da dire che la grandissima maggioranza dei romani si fa prendere in giro in modo molto facile, al di là di ogni (più o meno ragionevole) sembianza - e vilipendiata della propria sovranità di cittadini di una Capitale: perché nessuno aveva pensato di capire anche cosa ne pensassero i romani della questione? Perché si dava nuovamente per scontato che tutti capissero adeguatamente vantaggi e svantaggi di una candidatura alle Olimpiadi, sapendone cogliere gli aspetti più critici? Queste erano le domande essenziali che mi avevano spinto a non vedere molto bene la giostra creatasi dietro, e a mantenere una certa distanza dalle festose e soddisfatte pacche sulle spalle di quanti avevano deciso per la candidatura.

Poi sono arrivate la campagna elettorale prima e le elezioni poi, e ancora una volta un tema di importanza vitale per una città ridotta in fin di vita da tanti fattori (cittadini compresi) è divenuto materiale di scambio, campione di misura del consenso elettorale anziché tema da comprendere, sviscerare ed affrontare, per quanto con poco tempo a disposizione.
La scelta fatta dall'attuale sindaco di Roma non mi piace per lo stesso motivo per cui non mi piaceva chi aveva deciso senza se e senza ma di presentare la candidatura: i cittadini sono stati totalmente aggirati, dando per scontato che il consenso elettorale del partito vincitore fosse del tutto coincidente con le opinioni in merito. Sbagliato, scorretto e sciocco: non si può legare la mediocre (finora) prestazione politico-amministrativa della nuova giunta al destino della fu candidatura, ma viene il sospetto che, ancora una volta, si sia cavalcata elettoralmente la pancia dei cittadini per prendere una decisione. Sospetto che diventa ancora più forte se si pensa alla storia del partito in questione, che di un certo gentismo da battaglia (che reputo ancor peggio del populismo, nella sua sottile sfumatura) ha fatto vessillo.

Roma non avrà la sua candidatura ai giochi del 2024, dunque. Speriamo almeno di avere ben prima di tale data un governo della città degno.




Buona vita

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