Disorientamenti

Internet, nel suo senso più recente dominato indiscutibilmente dagli spazi sociali, è un posto molto diverso da qualunque altra esperienza di condivisione sia mai stata sperimentata: possiamo accostargli tratti caratteristici di questa o quell'altra forma di interazione pubblica presistente, possiamo sottolineare la somiglianza nei comportamenti degli attori principali, possiamo persino sperare di aver traslato in uno spazio virtuale quanto era più difficilmente possibile negli spazi reali di piazze, giornali, riviste, radio, ecc.; ma in nessun caso l'esperienza ideale assume gli stessi contorni e le stesse sfumature dell'esperienza reale.
Per come è nato e si è sviluppato, il mondo dei Social Network è uno spazio di condivisione totale, privo di qualsivoglia filtro che non sia stato adottato dall'utenza stessa: decide l'utenza cosa guardare, con chi e come interagire, ma non c'è difesa terza alcuna dalle mine vaganti che un simile livello di interazione può comportare. Se non si sanno attivare quei filtri (attivi o meno che siano) che sopra si citavano...
Ecco allora spiegato l'enorme disorientamento che ogni tanto colpisce specie chi si è dovuto adattare all'utilizzo dei Social, chi non li capisce, chi non li vuole capire, tutte categorie che continuano a sperare che vi sia il buon caro vecchio ente terzo a filtrare, moderare, regolare la vita dei cittadini sociali. Qualcuno grida a tentativi di censura, ma non vorrei essere così netto: si tratta solo di maldestri attentati alla normale vita di uno strumento che fa dell'interconnettività e della relativa libertà di espressione la sua caratteristica principale. Non mancano i potenziali censori per interesse personale, sia chiaro, ma non è di loro che sto parlando, bensì di tutta quella schiera di fenomeni che pensa di pubblicizzare i propri pensieri all'interno di una piazza dove chiunque può criticare, commentare, giudicare...lamentandosi che li si critichi, commenti, giudichi!
Ho frequentato gli spazi di condivisione fin dall'era di usenet e dei newsgroup, quando i troll erano ben identificati, e non erano banalmente tutti quelli che vanno a spacciare idee di un certo tipo in gruppi di idea opposta...quando un flame non era un problema, se non lo si voleva creare il problema. Paradossalmente sembra che questo disorientamento sia più legato ad una paura di confronto aperto che ad altro. Ad ogni modo, lasciate spazi che non vi appartengono se pensate di poterli normare con idee applicabili ad altri spazi, per voi più pertinenti...

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