Software aperto, portafogli chiuso (o "Dell'innovazione a titolo gratuito della P.A.")

Da qualche giorno la giunta Raggi a Roma ha emanato la delibera nr.55 dell'anno 2016, concernente l'impegno all'uso di software libero o a codice sorgente aperto nell'Amministrazione Capitolina: si tratta in buona sostanza di un recepimento - declamato in pompa magna - di un decreto legislativo del 2005 che obbliga le pubbliche amministrazioni tutte ad includere sempre, nella scelta degli applicativi di lavoro, software libero o a codice sorgente aperto. Non è la prima nè sarà l'ultima grande istituzione a scegliere questa strada, ma probabilmente fa effetto quando questa è guidata da una parte politica il cui capo fa da anni proselitismo sul FLOSS (Free/Libre and Open Source Software), senza capirci tra l'altro - sua stessa ammissione - moltissimo...
Ma di tutto quanto si può dire ciò che colpisce è l'articolo 2 di tale provvedimento, in cui l'amministrazione delibera:

di coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione
Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale
tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale
dipendente;

Tante considerazioni sul perchè viene ritenuto giusto utilizzare FLOSS, belle intenzioni sul futuro per un amministrazione più efficiente e trasparente (perchè, poi, un software libero dovrebbe rendere automaticamente trasparente l'attività di chi lo usa non è dato saperlo...), ottimi propositi di risparmio sulle licenze d'uso...e per tutto questo useremo realtà esperte, che ci aiuteranno a migrare ed a formare il personale! Gratis, ovviamente...

Vorremmo spiegare alla Signora Sindaca e ai suoi ragazzi bellissimi et onestissimi che non siamo ad un Linux Day, che non si tratta di installare Ubuntu su un vecchio portatile di un universitario in vena di imparare qualcosa di nuovo.


Si tratta di formare un oceano di impiegati e addetti, spesso avvizziti e impigriti in uffici più o meno probabili, abituati a fare con un PC sempre la stessa medesima azione, magari leggendo ogni volta dallo schemetto di utilizzo che ha preparato il collega più abile coi computer.


Si tratta in ogni caso di addestrare personale ad un utilizzo diverso dal solito, diverso anche da quello che normalmente il 90% di quel personale fa dei PC a casa


Si tratta di mettere mano a parecchie macchine, di rivedere le reti attualmente in piedi, di riorganizzare tutte le procedure attualmente attive per renderle più fattibili con i nuovi software.


Si tratta di lavoro, insomma. Di un gran lavoro. E il lavoro va pagato. Sempre.

Commenti