La nazionale

Ce lo diciamo e ce lo sentiamo dire spesso, mutuando le iscrizioni sulle testate del Palazzo della Civiltà Italiana a Roma (e temo che non molti ne abbiano coscienza...): noi italiani siamo un popolo di tuttologi, pronti a discutere di qualunque argomento col piglio deciso dell'esperto e con la voglia di annunciare a tutti gli altri cosa avremmo fatto noi nelle stesse condizioni. Certo, lo sport nazionale non fa eccezione, anzi...
Viene quindi da sorridere quando, all'indomani di un'esclusione cocente (quantomeno per tradizione) dai Mondiali di Calcio che si terranno in Russia la prossima estate, con motivazioni sicuramente variegate ma con principale attinenza in campo puramente sportivo, una massa di commentatori estemporanei - chi più famoso, chi molto meno - si sforza a dare letture socio-politiche dell'evento con acrobazie degne del Cirque du Soleil: si va dal parallelo giocatori stranieri/immigrati, a denunciare la troppa "esterizzazione" delle risorse nazionali, alle letture sociali della mancata qualificazione voluta/non voluta (a seconda dello schieramento politico), arrivando addirittura a vedere una sorta di complotto sotterraneo per non avere l'evento sportivo a distrarre dalla situazione politica che potrebbe crearsi dalle elezioni di poco precedenti.
Da par opposto, c'è un profluvio di commentatori che avevano pronto il tweet dell'anno in cui ci avvertono di quanto sia incredibile che "La Gente" non capisca quali siano i veri problemi del Paese. Benaltro, insomma...


Resta legittima la libertà di poter dire la propria (anche in caso sia una palese boiata, sotto uno qualunque dei punti di vista da cui leggerla), come quella di essere in disaccordo con le letture becere, a senso unico o totalmente scollegate da una qualsivoglia lettura multidisciplinare di una sconfitta sportiva in senso pratico, del gioco quindi, e programmatico. Ma un punto sembra essere palesemente limpido: non sappiamo discutere.
Non sappiamo discutere di sport, legandolo alla vita del Paese quasi in termini di dipendenza reciproca. Ma ciò che è peggio è che non sappiamo discutere di politica, nel senso più ampio possibile del termine, che vediamo sì come un ente permeabile alla vita quotidiana (e ci mancherebbe non fosse così), ma come strumento per scardinare il normale ordine delle cose, per innalzare priorità personali o di categoria, o per risolvere istanze private: una sorta di trama oscura che permea il tutto, impedendo letture serie di ogni questione e discussioni importanti in tal senso.


In buona sostanza: non abbiamo idea di quale sia la ricetta più consona per sconfiggere populismi, fascismi 2.0 e paure annesse, ma siamo certi che il presidente della FIGC sia espressione di determinati "poteri forti" atti a...(aggiungere conclusione socio-politico-psicologico-antropologico-paleontologico-ginecologico-economica a caso).

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