Big Data

Non mi piace giocare la parte del modernista a tutti i costi, né quella del fatalista rassegnato, ma il polverone polemico che sui media (anche tecnici) viene tirato su ad ogni notizia di utilizzo poco chiaro dei Big Data da parte delle varie aziende produttrici ha qualcosa di vagamente ridicolo ai miei occhi.
Ogni qualvolta che leggo un "Google usa i dati del GPS del vostro smartphone per tracciarti" o un "Apple può registrare dal vostro microfono" mi viene da scuotere la testa sorridendo...Sia chiaro, non vuole essere una giustificazione a policy quantomeno poco etiche, quando non direttamente illecite, ma il punto è un altro: se decidete di spendere centinaia o migliaia di euro per prendere possesso di un aggeggio connesso con il mondo reale e virtuale attraverso una serie di sensori che fino a pochi anni fa immaginavamo solo in una stazione scientifica, il dubbio che i dati raccolti da quei sensori possano essere usati a piacimento delle case sviluppatrici a fini commerciali deve quantomeno venirvi...


Ma immagino che gli stessi che oggi si stupiscono del fatto che Google usi i dati di posizionamento (che non sono solo GPS, e basterebbe aver visto almeno un telefilm poliziesco del 1998 per saperlo...) dei dispositivi per avere indicazioni sui gusti personali dell'utenza e fornire servizi dedicati (traffico in zona, luoghi da visitare, orari negozi, ecc.), siano gli stessi che ancora si stupiscono del fatto che dopo aver cercato "funghi trifolati surgelati" su Amazon si ritrovano le inserzioni sulle fungaie su Facebook.


Il futuro non è per tutti.

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