C'era una volta una Nazione cresciuta col primo sangue della reazione operaia contro sfruttatori e nuovi capitalisti. C'era una volta un Paese in cui diveniva sempre più rigoglioso il movimento sindacale, nonostante i cannoni sparassero sulle folle. C'era una volta una Repubblica che decideva di fondarsi sul Lavoro, portato sull'altare come valore fondamentale, non come mero strumento produttivo e di sussistenza, di scegliere di porre nel proprio emblema ufficiale l'Ingranaggio, dopo aver superato una delle più cupe fasi della propria giovanissima storia.
C'era...ora? Ora, anni di intrallazzi, manovre e manovrine a molti livelli all'interno dei movimenti sindacali (quanto meno percepiti o - meglio ancora - fatti percepire al popolo) hanno minato a tal punto la credibilità delle lotte per il diritto al lavoro da rendere inefficace, o peggio inutile, ogni tentativo di riportare all'attenzione le tematiche su cui si dibatte.
Senza scomodare la sostanziale abolizione delle garanzie ex Art.18 dello Statuto dei Lavoratori (passato nella generale compiacenza o comunque indifferenza), basta osservare le reazioni scomposte e talvolta prive di senso civico, sociale, logico e pratico: la frase che più risuona oggi sui Social è un ritornello che si ripete ad ogni sciopero, «Fanno sciopero il venerdì per fare il weekend lungo»; una frase che, ad essere buoni, non tiene conto del lavoro su turni che svolge la quasi totalità degli scioperanti (trasporto pubblico in primis), e che presuppone quasi sempre una sostanziale ignoranza delle tematiche che hanno portato allo sciopero.
Che l'astensione dal lavoro possa diventare un disagio per altri cittadini non è né anomalo né ingiusto, perché è il grimaldello con il quale quella lotta può scassinare chiusure mentali, indifferenza e fastidio (e purtroppo non tutti i lavoratori possono vantare lo stesso peso in tal senso). Altrettanto normale è che quel disagio possa divenire un'arma a doppio taglio, se usata con discrezionalità poco attenta, che possa produrre un moto di repulsione allo strumento Sciopero in generale, ogni qualvolta che si manifesta per "gli altri" contro quelli che vengono visti come diritti insindacabili del cittadino...Eppure intelligenza pretenderebbe attenzione e comprensione, almeno approfondimento, per non doversi trovare sulla riva sbagliata del fiume quando sarà il momento.
C'era una volta un Paese in cui i Diritti dei Lavoratori era un Valore Fondante: ora c'è il diritto alla comodità ed al privilegio, il diritto alla critica a priori di tutto ciò che va (direttamente o meno) in contrasto con quanto abituati ad avere; il diritto a credere che i problemi possano risolversi con l'ineffabile saper vivere all'Italiana maniera...con buona pace di chi crede ancora oggi di avere il Dovere di protestare per portare all'attenzione di tutti le proprie istanze.
La richiesta di accortezza e di senso civico, specie per quelle proteste più direttamente coinvolgenti il pubblico, è sacrosanta; ma lo deve essere al pari del diritto a protestare e del dovere di capire.
L'Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul Lavoro (Art.1, Costituzione della Repubblica Italiana)
C'era...ora? Ora, anni di intrallazzi, manovre e manovrine a molti livelli all'interno dei movimenti sindacali (quanto meno percepiti o - meglio ancora - fatti percepire al popolo) hanno minato a tal punto la credibilità delle lotte per il diritto al lavoro da rendere inefficace, o peggio inutile, ogni tentativo di riportare all'attenzione le tematiche su cui si dibatte.
Senza scomodare la sostanziale abolizione delle garanzie ex Art.18 dello Statuto dei Lavoratori (passato nella generale compiacenza o comunque indifferenza), basta osservare le reazioni scomposte e talvolta prive di senso civico, sociale, logico e pratico: la frase che più risuona oggi sui Social è un ritornello che si ripete ad ogni sciopero, «Fanno sciopero il venerdì per fare il weekend lungo»; una frase che, ad essere buoni, non tiene conto del lavoro su turni che svolge la quasi totalità degli scioperanti (trasporto pubblico in primis), e che presuppone quasi sempre una sostanziale ignoranza delle tematiche che hanno portato allo sciopero.
Che l'astensione dal lavoro possa diventare un disagio per altri cittadini non è né anomalo né ingiusto, perché è il grimaldello con il quale quella lotta può scassinare chiusure mentali, indifferenza e fastidio (e purtroppo non tutti i lavoratori possono vantare lo stesso peso in tal senso). Altrettanto normale è che quel disagio possa divenire un'arma a doppio taglio, se usata con discrezionalità poco attenta, che possa produrre un moto di repulsione allo strumento Sciopero in generale, ogni qualvolta che si manifesta per "gli altri" contro quelli che vengono visti come diritti insindacabili del cittadino...Eppure intelligenza pretenderebbe attenzione e comprensione, almeno approfondimento, per non doversi trovare sulla riva sbagliata del fiume quando sarà il momento.
C'era una volta un Paese in cui i Diritti dei Lavoratori era un Valore Fondante: ora c'è il diritto alla comodità ed al privilegio, il diritto alla critica a priori di tutto ciò che va (direttamente o meno) in contrasto con quanto abituati ad avere; il diritto a credere che i problemi possano risolversi con l'ineffabile saper vivere all'Italiana maniera...con buona pace di chi crede ancora oggi di avere il Dovere di protestare per portare all'attenzione di tutti le proprie istanze.
La richiesta di accortezza e di senso civico, specie per quelle proteste più direttamente coinvolgenti il pubblico, è sacrosanta; ma lo deve essere al pari del diritto a protestare e del dovere di capire.
L'Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul Lavoro (Art.1, Costituzione della Repubblica Italiana)
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