In una situazione più che mai incerta, ma comunque sufficientemente delineata, possiamo trarre delle conclusioni a caldo sul risultato di questa tornata elettorale, conclusioni che non hanno la pretesa di essere un'analisi politica completa o qualitativa, ma solo l'osservazione di ciò che l'espressione delle urne potrebbe voler dirci in funzione (o come risultato) dell'utilizzo del media telematico.
Inquadriamo anzitutto il contesto, fatto di una campagna elettorale priva di picchi e di reali contenuti, dell'assenza sostanziale di uno scontro tra forze varie, risultanti dall'enorme forza centrifuga degli ultimi anni dell'unica vera novità, un corpo anti-establishment che puntava (e punta) a scuotere l'albero dalle radici per rinnovarne il prodotto: la spinta dell'iniziale antipolitica, rafforzata di volta in volta da posizioni più nette e molto sensibili alle variazioni umorali di un elettorato medio spaesato, ha avuto l'effetto di un magnete abbastanza potente da catalizzare e i voti dei delusi di provenienza più maggioritaria e dell'elettorato più "radicale", spaventato magari dallo stesso eccesso di radicalizzazione delle proprie case di provenienza. Senza contare, ovviamente, il consenso già notevole portatosi da casa.
Tutto ciò è avvenuto perlopiù online, considerabile quasi una casa di origine di un partito di fatto controllato da una società di "strategie digitali": è sui social che il M5S ha fatto la voce da padrone, facendo corsa quasi da solo pur al netto di boutade e corbellerie di varia natura da parte di esponenti ed elettori dichiarati. Lasciamo perdere, quindi (e come detto sopra), la qualità, ma andiamo per quantità: la massa critica di tweet, inserzioni, bot war e amenità peculiari di questo genere di media è stata grandemente superata dai pentastellati, e su un elettorato civicamente ineducato come quello italiano tutto ciò ha lasciato un evidente segno.
Dall'altra parte abbiamo avuto l'utilizzo del media con scopi antichi, ovvero il tentativo delle forze di destra più populiste e/o estreme di far ossidare sul proprio elettorato e su quello più vicino le paure più tipicamente affini a questo settore politico: sicurezza, austerità eurocentrica, immigrazione e sostegno populista sono stati i temi più ricorrenti nell'azione di Rete del blocco di centrodestra, con la Lega a fare la parte del leone. Basti pensare che lo slogan "prima gli Italiani" non è affatto nuovo, ma buttarlo in pasto agli elettori social, specie in calce ad ogni singolo evento (vero o falso) esemplificativo è stato un gioco piuttosto facile. Come passare dal 5 al 20% nell'arco di 5 anni...
Il contrappunto a tutto ciò è stato il nulla più assoluto: avanzi di partito con metodi in tal senso superati (penso a LeU), che ha puntato tutto sulla presenza web dei suoi top player in grado di sostenerne il peso, ignorando quanto le parti avverse avevano già fatto per consumarne la carica con le tematiche di cui sopra (penso a Boldrini, considerando di avere pure un formidabile comunicatore social come Civati in casa...); buone novità sulla carta che hanno preferito puntare al pareggio, affidandosi solo alla capillarità della preesistente rete di contatti e condivisioni, non certo telematica (penso a PaP), facendo di tutto per presentarsi come l'ennesima vera scelta di sinistra da fare e riuscendo ad essere giudicati come "voto buttato" dai più moderati; forze radicali eclissate dall'ombra maggioritaria del principale alleato, disintegratesi dietro programmi "troppo europei" per l'elettore mediocre e molto tatcheriani per l'elettore più sveglio (penso a +Europa)...
Infine la meravigliosa macchina da autogol del Partito Democratico, riuscito a dissanguare un patrimonio di voti senza precedenti nel giro di pochissimi anni, che ha scelto consapevolmente di basare il vuoto assoluto della propria campagna elettorale non su quanto sarebbe stato in grado di programmare per i prossimi cinque anni, ma sulle cose fatte in questi ultimi cinque. Cose ottenute con alleanze molto scomode per il proprio elettorato, spesso prive di qualsivoglia fascino se non osteggiate da moltissimi, quasi sempre spuntate da una vera carica di centrosinistra per la sola necessità di dire "l'abbiamo fatto...ci abbiamo provato...". Tanto per dircela chiara: scegliere di basare praticamente tutta la campagna social su un video in cui un elettore deluso viene convinto dalla famiglia a rivotare PD per la Buona Scuola e il Jobs Act, con tanto di cammeo finale di uno dei protagonisti più osteggiati in quella fetta di elettorato (Renzi, pace all'anima politica sua...), non è esattamente un colpo di genio.
A questo punto si spera solo che, posata la polvere, possa rinascere qualcosa di decente a sinistra, rottamata l'esperienza renziana, e anche a destra, celebrato (si spera definitivamente) il requiem berlusconiano.
L'unica cosa buona che si possa sperare accada nei prossimi anni, non tanto per la mancanza di fiducia nei confronti di 5 Stelle e Lega che non ho mai negato (specie nel primo caso), quanto per l'ingarbugliatissima situazione politica che si sta delineando nel Parlamento.
Staremo a vedere. Ma fate presto.
Inquadriamo anzitutto il contesto, fatto di una campagna elettorale priva di picchi e di reali contenuti, dell'assenza sostanziale di uno scontro tra forze varie, risultanti dall'enorme forza centrifuga degli ultimi anni dell'unica vera novità, un corpo anti-establishment che puntava (e punta) a scuotere l'albero dalle radici per rinnovarne il prodotto: la spinta dell'iniziale antipolitica, rafforzata di volta in volta da posizioni più nette e molto sensibili alle variazioni umorali di un elettorato medio spaesato, ha avuto l'effetto di un magnete abbastanza potente da catalizzare e i voti dei delusi di provenienza più maggioritaria e dell'elettorato più "radicale", spaventato magari dallo stesso eccesso di radicalizzazione delle proprie case di provenienza. Senza contare, ovviamente, il consenso già notevole portatosi da casa.
Tutto ciò è avvenuto perlopiù online, considerabile quasi una casa di origine di un partito di fatto controllato da una società di "strategie digitali": è sui social che il M5S ha fatto la voce da padrone, facendo corsa quasi da solo pur al netto di boutade e corbellerie di varia natura da parte di esponenti ed elettori dichiarati. Lasciamo perdere, quindi (e come detto sopra), la qualità, ma andiamo per quantità: la massa critica di tweet, inserzioni, bot war e amenità peculiari di questo genere di media è stata grandemente superata dai pentastellati, e su un elettorato civicamente ineducato come quello italiano tutto ciò ha lasciato un evidente segno.
Dall'altra parte abbiamo avuto l'utilizzo del media con scopi antichi, ovvero il tentativo delle forze di destra più populiste e/o estreme di far ossidare sul proprio elettorato e su quello più vicino le paure più tipicamente affini a questo settore politico: sicurezza, austerità eurocentrica, immigrazione e sostegno populista sono stati i temi più ricorrenti nell'azione di Rete del blocco di centrodestra, con la Lega a fare la parte del leone. Basti pensare che lo slogan "prima gli Italiani" non è affatto nuovo, ma buttarlo in pasto agli elettori social, specie in calce ad ogni singolo evento (vero o falso) esemplificativo è stato un gioco piuttosto facile. Come passare dal 5 al 20% nell'arco di 5 anni...
Il contrappunto a tutto ciò è stato il nulla più assoluto: avanzi di partito con metodi in tal senso superati (penso a LeU), che ha puntato tutto sulla presenza web dei suoi top player in grado di sostenerne il peso, ignorando quanto le parti avverse avevano già fatto per consumarne la carica con le tematiche di cui sopra (penso a Boldrini, considerando di avere pure un formidabile comunicatore social come Civati in casa...); buone novità sulla carta che hanno preferito puntare al pareggio, affidandosi solo alla capillarità della preesistente rete di contatti e condivisioni, non certo telematica (penso a PaP), facendo di tutto per presentarsi come l'ennesima vera scelta di sinistra da fare e riuscendo ad essere giudicati come "voto buttato" dai più moderati; forze radicali eclissate dall'ombra maggioritaria del principale alleato, disintegratesi dietro programmi "troppo europei" per l'elettore mediocre e molto tatcheriani per l'elettore più sveglio (penso a +Europa)...
Infine la meravigliosa macchina da autogol del Partito Democratico, riuscito a dissanguare un patrimonio di voti senza precedenti nel giro di pochissimi anni, che ha scelto consapevolmente di basare il vuoto assoluto della propria campagna elettorale non su quanto sarebbe stato in grado di programmare per i prossimi cinque anni, ma sulle cose fatte in questi ultimi cinque. Cose ottenute con alleanze molto scomode per il proprio elettorato, spesso prive di qualsivoglia fascino se non osteggiate da moltissimi, quasi sempre spuntate da una vera carica di centrosinistra per la sola necessità di dire "l'abbiamo fatto...ci abbiamo provato...". Tanto per dircela chiara: scegliere di basare praticamente tutta la campagna social su un video in cui un elettore deluso viene convinto dalla famiglia a rivotare PD per la Buona Scuola e il Jobs Act, con tanto di cammeo finale di uno dei protagonisti più osteggiati in quella fetta di elettorato (Renzi, pace all'anima politica sua...), non è esattamente un colpo di genio.
A questo punto si spera solo che, posata la polvere, possa rinascere qualcosa di decente a sinistra, rottamata l'esperienza renziana, e anche a destra, celebrato (si spera definitivamente) il requiem berlusconiano.
L'unica cosa buona che si possa sperare accada nei prossimi anni, non tanto per la mancanza di fiducia nei confronti di 5 Stelle e Lega che non ho mai negato (specie nel primo caso), quanto per l'ingarbugliatissima situazione politica che si sta delineando nel Parlamento.
Staremo a vedere. Ma fate presto.
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