La settimana corta

Ci apprestiamo a vivere l'ultima settimana della morente XVII Legislatura, quella che molti statisti da social, affetti da condivisione impulsiva di bufale e puttanate un tanto al chilo, hanno definito nel tempo golpe, dittatura e regime, dimenticando evidentemente di essere andati a votare il 24 Febbraio del 2013. O peggio, ignorando i meccanismi costituzionali di formazione di un governo e successive azioni.

L'ultima settimana, dicevo. Ed era ora, decisamente...non tanto per la Legislatura di per sé, con tutti i difetti e le magagne che ha avuto, con tutti i danni che ha prodotto, i vulnus, le incertezze. Ma una campagna elettorale così pessima e vuota di contenuti non la si vedeva da svariato tempo, o forse non si è davvero mai vista.

Merito di chi? Sarebbe facilissimo prendersela con le forze in campo, incapaci di illustrare, quantomeno in modo organico, programmatico e dettagliato, le ricette necessarie a sanare le malattie del Paese; inadatti a generare una legge elettorale degna, che avrebbe permesso una minor incertezza e una più netta incisione delle eventuali maggioranze in pectore.
Sarebbe comodo prendersela con l'onda del marketing politico, che viene classificata con diversi nomi (populismo, qualunquismo, gentismo...), e che utilizzando scopi meramente elettorali finisce per sfociare nella lucidatura delle argenterie - o peggio nello sporcare quelle altrui...- al solo fine di sembrare il meno peggio e raccattare qualche voto in più.


In mezzo a tutto questo ci sono gli elettori, deprivati di uno spessore culturale adatto ad un Paese moderno, forzosamente silenziati quando pensanti, coattamente elevati al rango di pensatori quando necessari per risuonare gli slogan più opportuni alla caccia al voto. Siamo alla tifoseria più becera, agli schieramenti l'un contro l'altro armati, senza vie di mezzo, senza compromessi.
Sarà che di compromessi se ne sono visti fin troppi in questa Legislatura, con forze progressiste disposte a perdere un po' della propria anima pur di continuare l'azione di governo, e con forze moderate disposte ad accettare alleanze radicali (quando non estremiste), necessarie per entrare in quel gioco di seduzione del becerume più cariato prodotto da ciò che rimane delle azioni politiche sociali degli anni passati. Forse anche queste azioni di contatto, di vicinanza con la società, di immersione nelle problematiche locali e di trascinamento del locale nel globale, sono decisamente mancate da parte delle forze politiche più grandi, e questo vuoto ha lasciato sedimenti non proprio vantaggiosi per le sorti del Paese: non spiego io, ma la Storia, che lasciare l'azione "di strada" ai fascisti, in contesti rabbiosi o improvvisamente impoveriti, genera sempre più fascismo, anche quando questo è vestito di nuovo. Il trascinamento successivo degli strati di società meno problematici è solo una conseguenza naturale.


Lo scenario, lo scrivo ora in tempi non sospetti, è già sostanzialmente descritto: la forza politica attualmente più populista, evidentemente non adatta al ruolo governativo, nella quale è insita la funzione mediatrice alla quale più volte tale forza si è detta indisponibile, avrà la maggioranza relativa dei voli. Tenterà comunque di mettere in piedi un'approssimazione di governo, e probabilmente avrà anche l'incarico, forte dell'appoggio "esterno" di altre forze più affini, per poi crollare di fronte ai primi temi più scottanti per entrambi gli elettorati.
Diamo il benvenuto, quindi, all'ennesimo governo tecnico, che preparerà i presupposti per una nuova tornata elettorale, da cui usciranno vincitori i partiti più estremisti, causa esasperazione generale (e sempre più becera) di un popolo confuso.


Sempre la Storia lo insegna: il fallimento dell'incapace, benché visto come "nuovo" e "puro", apre le porte all'Uomo Forte.


Votate bene.

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