Trasporto capitale

Che la situazione di viabilità e trasporti nella Capitale d'Italia siano allo stremo è cosa risaputa da
chiunque legga, anche di tanto in tanto, i commenti e le notizie provenienti da più parti: quel che accade oggi a Roma, è bene dirlo, non può essere del tutto attribuito all'amministrazione pentastellata ad oggi in Campidoglio, perché di colpe ed errori se ne possono trovare tantissimi, sia guardando alle istituzioni sia guardando all'atteggiamento di gran parte dei cittadini romani.
Ma solo loro, i cittadini romani, sono in grado di spiegare cosa può significare cercare di muoversi nella loro città utilizzando esclusivamente il mezzo pubblico, specie nelle zone più periferiche o nelle tratte ad esse collegate: fanno sorridere, infatti, le sortite (ammiccanti all'ambientalismo in modo nemmeno troppo dissimulato) di presidenti di commissione particolarmente fantasiosi nella loro denuncia della "scarsa voglia" dei cittadini di muoversi in bicicletta o con i mezzi pubblici; soprattutto fanno sbellicare quando l'obiettivo è quello di dimostrare che si può fare,  postando sui social i propri record personali in bicicletta nel centro di Roma tra diverse sedi di lavoro.
Peccato che non tutti hanno la fortuna di non dover timbrare un cartellino (quindi di non avere tempi contingentati) o di avere la sede di lavoro non troppo distante da casa...per carità, qualcuno ci prova e ci riesce persino, ma la massa (numerosa) di cittadini che dalle zone più centrali si sposta a decine di km di distanza, magari con orari di inizio turno prossimi all'alba o di fine turno in tarda nottata, difficilmente può essere biasimabile se rifiutasse di mettersi a pedalare per poi aspettare mezzi che, nella migliore delle ipotesi (cioè quando passano, non prendono fuoco o fanno corse limitate per "ragioni tecniche"), rischiano di essere affollatissimi, e quindi incompatibili con l'imbarco di una bici...


Ma non è questo il punto di questo post. O meglio, è solo un doveroso cappello, un prologo che serve per presentare la fantastica proposta di estendere anche alla Capitale la costituzione di un'area con pedaggio all'accesso che dovranno pagare anche i residenti, una volta terminati i ticket "bonus" a disposizione (dalle ultime proposte 150 ticket). Bonus che, inevitabilmente, per chiunque dovrà recarsi al lavoro magari fuori dal territorio comunale, o in un'area mal servita dai mezzi pubblici - come ce ne sono ancora tantissime - finirà molto presto...


Diciamo che l'idea di disincentivare l'uso dell'auto, prescindendo da tutto, è un'idea eccellente. Ma diciamo pure che prescindere non si può, e che dobbiamo fare i conti con molti aspetti:


1) Perché penalizzare i residenti? Si potrebbe comprendere il sistema dei bonus, al limite, anche per i lavoratori nel territorio coperto dal pedaggio, ma sul perché i residenti debbano pagare per tornare a casa, quando magari gli stessi potranno liberamente spostarsi in macchina senza pagare una volta dentro l'area, è un mistero...paradossalmente, un lavoratore costretto a farsi più di 80 km al giorno, tra andata e ritorno, per andare a lavorare arriverà a pagare (dai conti fatti sul Corsera) circa 360 euro l'anno, se le cifre saranno confermate, mentre qualche "privilegiato" (si fa per provocare...) potrà portare i propri figli alla scuola distante 500 m da casa e fare la spesa al supermercato a 700 m, tranquillamente spostandosi sul SUV turbodiesel, senza pagare un centesimo...


2) Perché l'Anello Ferroviario? Parliamo di un'area di ben 32 kmq, in cui abitano e lavorano più di un milione (1 000 000) di persone...a Milano sono 8 kmq e 80mila abitanti...a Londra 19 kmq e 130mila residenti...ci sarà qualche differenza?


3) E veniamo al punto dolente: nello spirito dell'iniziativa, oltre al suddetto disincentivo dell'auto, al decongestionamento dell'area centrale (e turisticamente più appetibile, chiaro) della Capitale, c'è l'incasso di una somma da destinare al potenziamento dei mezzi pubblici...ma un'iniziativa del genere non può partire senza aver già potenziato gli stessi! Senza contare lo stato finanziario pietoso in cui versa l'ATAC, che certo non potrà beneficiare dei quattro spicci raccolti, sulle spalle ovviamente dei cittadini Romani...


Forse è il caso di pensarci meglio...

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