Turno relativo


Non è una novità recente, né un'idea dell'attuale governo (come tante altre idee buttate sul tavolo in questi mesi...), quella di rivedere le politiche riguardanti la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali.
Dopo le modifiche del governo Monti nel 2011, infatti, le aperture festive sono divenute normalità, così come, man mano, lo stanno diventando le estensioni degli orari di apertura fino a tarda serata se non H24.
Al netto di posizioni timidamente critiche e francamente non proponibili ("a chi serve dover comprare il latte alle 3 di notte?", per dirne una, non si avvicina nemmeno lontanamente alle reali problematiche in discussione, non aggiunge nulla alla stessa e finisce per ignorare in modo banalmente qualunquista ogni potenziale pro), e tralasciando le interpretazioni sulle ricadute socio-psicologiche (società del turboconsumo, frenesie da servizio permanente, ecc..), così come escludendo ogni possibile ripercussione occupazionale, si tratta di un'iniziativa che ho piacevolmente scoperto essere utile e comoda, da lavoratore dipendente costretto a sua volta da turnazioni che non sempre mi permettono di poter pianificare commissioni e acquisti necessari, quando non semplicemente di potermi dedicare ad una giornata di svago...In sostanza: sì, faccio la spesa anche la domenica, anche quando avrei potuta farla il venerdì sera. Semplicemente perché trovo meno gente o perché mi sono dimenticato quell'ingrediente, o perché proprio non mi andava. Ho la possibilità di scegliere una maggior comodità, incastrabile con i miei orari di lavoro, e la sfrutto.
Quindi?
Quindi il problema non riguarda sfere più o meno emotive e sociali, non riguarda l'organizzazione famigliare di un lavoratore su turni, non è legato alla deriva materialistica e consumistica della società capitalistica moderna...
...il problema è il trattamento lavorativo di chi, in quei negozi, deve starci la domenica. Gli straordinari e le maggiorazioni non pagate, il personale che è lo stesso di quando si faceva lunedì-venerdì, il perenne ricatto di un contratto che non verrà rinnovato se non si accetta di sottostare alla quinta domenica di seguito in regime di straordinario, l'impossibilità di effettuare cambi turno con colleghi più scarichi "perché sì".

Invece, ancor più di ieri, sembra che il Paese non sappia riuscire a coniugare due esigenze insieme, o bianco o nero, o tutto aperto o tutto chiuso: perché non basta buttare lì un proclama nazionalpopolare di sicura presa su tanta gente per fare una politica di successo, serve saper fare sintesi, nel pieno rispetto di diritti già acquisiti che vanno pretesi e fatti rispettare severamente.

In breve: vorrei poter andare a comprare il parmigiano domenica, alle 2 di notte, sapendo però che la cassiera sta lavorando su turni emessi in tempo utile, in rotazione umana con i colleghi, percependo tutte le maggiorazioni necessarie per un lavoro del genere, avendo la possibilità di continuare a lavorare anche quando, per necessità famigliari, non potrà proprio coprire quei due weekend al mese.

Chiedo troppo?

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