In un'epoca di incertezza politica e sociale, di condanna del malaffare come nemico dell'interesse pubblico, leggere un testo come quello di Yasmina Khadra (pseudonimo femminile di Mohammed Moulessehoul) rischia di essere un colpo al cuore, per la visione di tanti (troppi) cupi riflessi che si intravedono perfettamente anche lontano da quella società.
Il ritrovamento del cadavere di una giovane donna e lo sviluppo delle relative indagini ci accompagnano per mano nello scoprire le storture e le magagne di un sistema di potere tossico e incancrenito in uno dei paesi chiave della Primavera Araba del 2010-2012, senza mai dimenticarsi di tenere nel cuore ciò che di buono l'Algeria ha saputo fare, senza mai abbandonare, quindi, l'amore per una terra che semplicemente l'autore e i suoi personaggi positivi (la commissaria Nora in primis) non abbandonano mai, pur nello sconforto dell'insostenibilità. Se i problemi più "famosi" del mondo arabo in generale sono sfumati sullo sfondo, per quanto ben presenti e pesanti, come il problema della condizione della donna, pur liberata e accedente a posizioni lavorative di una certa responsabilità, ciò che ci aggroviglia lo stomaco è la completa libertà con cui pochi comandano molti, senza nemmeno la necessità di assumersi concrete responsabilità politiche e sociali, anzi...senza metterci la faccia! Sono i rboba, agenti dell'ombra e nell'ombra, marionettisti oscuri che tirano, intoccabili, i fili di tutta la vita nazionale: decidono, dispongono, comandano, accomodano e distruggono a piacimento, senza mai comparire, veri gangli tumorali di un potere ormai in metastasi, concreti guardiani dello status quo che premia solo chi si piega, e solo per il tempo necessario all'ennesimo sfruttamento. Una situazione di cui, ormai, anche le comparse più misere, i crumiri più disposti ad allungare le labbra verso scarpe incrostate del fango del malaffare e, spesso, del sangue degli innocenti, cominciano a sentire il peso.
Sarà proprio la testardaggine di una donna, la commissaria, a voler affrontare la Bestia, nonostante tutto, a voler scoprire il circo degli orrori, una volta di più occupato a nascondere senza scrupolo alcuno le sue storture. Ma è quasi uno squillo di tromba, una chiamata al dovere che deve risvegliare le menti obnubilate di un popolo che si sente sconfitto in partenza.
Con lo scorrere delle pagine viene costantemente il sospetto di non trovarsi di fronte ad un noir qualunque, con momenti di rara bellezza letteraria valorizzati dall'ottima traduzione di Marina Di Leo e impreziositi dal tempo presente utilizzato in tutto il testo che pare scorrere inesorabile pagina dopo pagina.
Il ritrovamento del cadavere di una giovane donna e lo sviluppo delle relative indagini ci accompagnano per mano nello scoprire le storture e le magagne di un sistema di potere tossico e incancrenito in uno dei paesi chiave della Primavera Araba del 2010-2012, senza mai dimenticarsi di tenere nel cuore ciò che di buono l'Algeria ha saputo fare, senza mai abbandonare, quindi, l'amore per una terra che semplicemente l'autore e i suoi personaggi positivi (la commissaria Nora in primis) non abbandonano mai, pur nello sconforto dell'insostenibilità. Se i problemi più "famosi" del mondo arabo in generale sono sfumati sullo sfondo, per quanto ben presenti e pesanti, come il problema della condizione della donna, pur liberata e accedente a posizioni lavorative di una certa responsabilità, ciò che ci aggroviglia lo stomaco è la completa libertà con cui pochi comandano molti, senza nemmeno la necessità di assumersi concrete responsabilità politiche e sociali, anzi...senza metterci la faccia! Sono i rboba, agenti dell'ombra e nell'ombra, marionettisti oscuri che tirano, intoccabili, i fili di tutta la vita nazionale: decidono, dispongono, comandano, accomodano e distruggono a piacimento, senza mai comparire, veri gangli tumorali di un potere ormai in metastasi, concreti guardiani dello status quo che premia solo chi si piega, e solo per il tempo necessario all'ennesimo sfruttamento. Una situazione di cui, ormai, anche le comparse più misere, i crumiri più disposti ad allungare le labbra verso scarpe incrostate del fango del malaffare e, spesso, del sangue degli innocenti, cominciano a sentire il peso.
Sarà proprio la testardaggine di una donna, la commissaria, a voler affrontare la Bestia, nonostante tutto, a voler scoprire il circo degli orrori, una volta di più occupato a nascondere senza scrupolo alcuno le sue storture. Ma è quasi uno squillo di tromba, una chiamata al dovere che deve risvegliare le menti obnubilate di un popolo che si sente sconfitto in partenza.
Con lo scorrere delle pagine viene costantemente il sospetto di non trovarsi di fronte ad un noir qualunque, con momenti di rara bellezza letteraria valorizzati dall'ottima traduzione di Marina Di Leo e impreziositi dal tempo presente utilizzato in tutto il testo che pare scorrere inesorabile pagina dopo pagina.
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