Lo scrivo adesso, sufficientemente lontano dai clamori suscitati dalle notizie ancora fresche in arrivo da San Siro. Almeno possiamo mettere in chiaro l'assenza di velleità da "eco di rimbalzo" dei fatti quotidiani e delle opinioni ad essi legati, come troppo spesso avviene...
Come non accadeva da parecchio tempo, infatti, l'Opinione Pubblica (al solito, sempre più legata ai suoi alfieri professionisti che occupano TV e giornali) è tornata ad esprimersi su uno dei nemici più dichiarati del più recente Perbenismo Borghese di stampo Decorista: il tifoso di calcio. No, non gli ultrà, che pure devono sorbirsi il ruolo da capri espiatori di ogni male, rimanendo l'ovvio bersaglio "estremista" di un estremismo ben più odioso, perchè celato sotto tappeti di Buon Pensiero e presentabilità varie di fronte al Comune Sentire. Proprio i tifosi, dunque, elementi di disturbo non indifferente in quanto fideisticamente (e non sta a nessuno giudicare il senso di questa fede) legati a qualcosa di ben meno controllabile di quanto credessero...
Perchè il progetto era ben chiaro agli occhi di chiunque avesse mai avuto un minimo di capacità di lettura e di frequentazione degli stadi della palla tonda, già descritto dalla letteratura a chiare lettere da quell'Hornby divenuto cult di massa grazie al cinema col suo Febbre a 90°: il modello a cui tendere è quello inglese, con la pretesa sconfitta del fenomeno Hooligans, da riproporre nelle varie salse all'italiana ad ogni evento avverso. Colpire il tifo come lo si è conosciuto finora puntando ad un decoro diverso a quello che non riesce a contemplare alcuna forma di partecipazione diversa dal grigio quieto vivere, al decoro del Sacro Ordine Pubblico. Una scusa imponente per teatrizzare gli stadi, per far sì che diventino quei Templi dell'Intrattenimento per eccellenza in cui l'espressione di massima interperanza dovrebbe diventare una fastidiosa e ritmica Ola.
Tutto questo, dicevamo, a detrimento non solo delle frange più estreme del fideismo sportivo, ma di ogni tifoso, compreso chi, come il sottoscritto, pur non avendo avuto il necessario proscenio di vita e una forza di volontà diversa per riuscire a vivere appieno quella Mentalità, intende seguire con fervore, passione e costanza la propria squadra del cuore, anche sostenendone i necessari costi.
Sorrido amaramente, quasi incredulo, di fronte al nuovo, trito messaggio di sempre: "Gli stadi si stanno svuotando!" e "Le famiglie si allontanano dal calcio!", nonchè, infine, "Gli Ultras (perchè per tutti "ultras" è il plurale di "ultrà"...) hanno preso in ostaggio il calcio!".
Sorrido pensando ai profitti multimilionari che con forza centripeta sempre più imponente si accumulano sui pochi a danno dei moltissimi, pensando ai settori ospiti angusti messi in vendita a più di 50 €, agli stadi che cadono a pezzi e sono stracolmi di barriere architettoniche, ai controlli da carcere di massima sicurezza, ai divieti ed alle vessazioni più cretine (qualcuno, un giorno, mi spiegherà perchè far togliere le scarpe, sotto la pioggia, a quel bambino di sei anni circa che, davanti a me, entrava per la prima volta allo stadio col papà...), alle curve divise, alle trasferte impedite per imperscrutabili ragioni di ordine pubblico...
Sorrido pensando che, probabilmente, le famiglie non vanno allo stadio perchè spendere almeno 600 € al mese per andare allo stadio non è proprio una cosa per tutti...
Sorrido, pensando che forse non è il movimento Ultras ad essere il carnefice del calcio, che siamo ostaggi ma della solita logica del capitale che vuole spremere il limone più succoso di tutti, perchè quello che può al contempo obliare le menti con maggior facilità. Mi verrebbe quasi da dire, ben venga chi rimane a testa alta e petto in fuori in questo scenario...
Che sia necessario colpire chi sbaglia non è una bestemmia, sia chiaro. Che ci sia anche bisogno di un'attenzione maggiore alle intromissione della militanza politica estrema, quando non peggio, è inevitabile. Ma forse è il caso di non continuare a demonizzare ogni subcultura che si presenta in Italia con lo stesso sprezzo con cui si allontanano i cani rosi dalla rogna...
Forse è il caso di approfondire:
Pierluigi Spagnolo "I ribelli degli stadi", 2017, Odoya
Daniele Colombo e Daniele De Luca "Fanatics: voci, documenti e materiali del movimento ultrà", 1996, Castelvecchi
Marco De Rose "Controcultura ultras. Comunicazione, partecipazione, antagonismo", 2011, Coessenza
Andrea Ferreri "Ultras, i ribelli del calcio", 2008, Bepress
Giovanni Francesio "Tifare Contro, una storia degli ultras italiani", 2008, Sperling & Kupfer
...ma soprattutto Valerio Marchi:
"La sindrome di Andy Capp, cultura di strada e conflitto giovanile", 2004, NDA Press
"Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio", 2005, DeriveApprodi
"Teppa. Storie del conflitto giovanile dal Rinascimento ai giorni nostri", 2014, RedStar press
"Ultrà, le sottoculture giovanili negli stadi di Europa", 2004, Koinè
Buona lettura. E ragionate con la vostra testa.
Come non accadeva da parecchio tempo, infatti, l'Opinione Pubblica (al solito, sempre più legata ai suoi alfieri professionisti che occupano TV e giornali) è tornata ad esprimersi su uno dei nemici più dichiarati del più recente Perbenismo Borghese di stampo Decorista: il tifoso di calcio. No, non gli ultrà, che pure devono sorbirsi il ruolo da capri espiatori di ogni male, rimanendo l'ovvio bersaglio "estremista" di un estremismo ben più odioso, perchè celato sotto tappeti di Buon Pensiero e presentabilità varie di fronte al Comune Sentire. Proprio i tifosi, dunque, elementi di disturbo non indifferente in quanto fideisticamente (e non sta a nessuno giudicare il senso di questa fede) legati a qualcosa di ben meno controllabile di quanto credessero...
Perchè il progetto era ben chiaro agli occhi di chiunque avesse mai avuto un minimo di capacità di lettura e di frequentazione degli stadi della palla tonda, già descritto dalla letteratura a chiare lettere da quell'Hornby divenuto cult di massa grazie al cinema col suo Febbre a 90°: il modello a cui tendere è quello inglese, con la pretesa sconfitta del fenomeno Hooligans, da riproporre nelle varie salse all'italiana ad ogni evento avverso. Colpire il tifo come lo si è conosciuto finora puntando ad un decoro diverso a quello che non riesce a contemplare alcuna forma di partecipazione diversa dal grigio quieto vivere, al decoro del Sacro Ordine Pubblico. Una scusa imponente per teatrizzare gli stadi, per far sì che diventino quei Templi dell'Intrattenimento per eccellenza in cui l'espressione di massima interperanza dovrebbe diventare una fastidiosa e ritmica Ola.
Tutto questo, dicevamo, a detrimento non solo delle frange più estreme del fideismo sportivo, ma di ogni tifoso, compreso chi, come il sottoscritto, pur non avendo avuto il necessario proscenio di vita e una forza di volontà diversa per riuscire a vivere appieno quella Mentalità, intende seguire con fervore, passione e costanza la propria squadra del cuore, anche sostenendone i necessari costi.
Sorrido amaramente, quasi incredulo, di fronte al nuovo, trito messaggio di sempre: "Gli stadi si stanno svuotando!" e "Le famiglie si allontanano dal calcio!", nonchè, infine, "Gli Ultras (perchè per tutti "ultras" è il plurale di "ultrà"...) hanno preso in ostaggio il calcio!".
Sorrido pensando ai profitti multimilionari che con forza centripeta sempre più imponente si accumulano sui pochi a danno dei moltissimi, pensando ai settori ospiti angusti messi in vendita a più di 50 €, agli stadi che cadono a pezzi e sono stracolmi di barriere architettoniche, ai controlli da carcere di massima sicurezza, ai divieti ed alle vessazioni più cretine (qualcuno, un giorno, mi spiegherà perchè far togliere le scarpe, sotto la pioggia, a quel bambino di sei anni circa che, davanti a me, entrava per la prima volta allo stadio col papà...), alle curve divise, alle trasferte impedite per imperscrutabili ragioni di ordine pubblico...
Sorrido pensando che, probabilmente, le famiglie non vanno allo stadio perchè spendere almeno 600 € al mese per andare allo stadio non è proprio una cosa per tutti...
Sorrido, pensando che forse non è il movimento Ultras ad essere il carnefice del calcio, che siamo ostaggi ma della solita logica del capitale che vuole spremere il limone più succoso di tutti, perchè quello che può al contempo obliare le menti con maggior facilità. Mi verrebbe quasi da dire, ben venga chi rimane a testa alta e petto in fuori in questo scenario...
Che sia necessario colpire chi sbaglia non è una bestemmia, sia chiaro. Che ci sia anche bisogno di un'attenzione maggiore alle intromissione della militanza politica estrema, quando non peggio, è inevitabile. Ma forse è il caso di non continuare a demonizzare ogni subcultura che si presenta in Italia con lo stesso sprezzo con cui si allontanano i cani rosi dalla rogna...
Forse è il caso di approfondire:
Pierluigi Spagnolo "I ribelli degli stadi", 2017, Odoya
Daniele Colombo e Daniele De Luca "Fanatics: voci, documenti e materiali del movimento ultrà", 1996, Castelvecchi
Marco De Rose "Controcultura ultras. Comunicazione, partecipazione, antagonismo", 2011, Coessenza
Andrea Ferreri "Ultras, i ribelli del calcio", 2008, Bepress
Giovanni Francesio "Tifare Contro, una storia degli ultras italiani", 2008, Sperling & Kupfer
...ma soprattutto Valerio Marchi:
"La sindrome di Andy Capp, cultura di strada e conflitto giovanile", 2004, NDA Press
"Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio", 2005, DeriveApprodi
"Teppa. Storie del conflitto giovanile dal Rinascimento ai giorni nostri", 2014, RedStar press
"Ultrà, le sottoculture giovanili negli stadi di Europa", 2004, Koinè
Buona lettura. E ragionate con la vostra testa.
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