La sostanza della forma

Foto Repubblica.it
Non è una novità, almeno (almeno...) a partire dalla mia generazione, da quei "figli dei figli dei figli della guerra" talmente incomprensibili da etichettarli con una men che generica X: ci hanno ripetuto fino allo stremo che non è la forma l'importante, che l'abito non fa mai il monaco, che importa solo la sostanza; per poi inquadrarci in ordinamenti simil militareschi, ingabbiando le nostre primissime esperienze sociali e produttive (quelle scolastiche) in torbide regole di tradizione antica e nerissima.
Perchè è importante anche un certo "decoro", perchè "c'è luogo e luogo", perchè, perchè, perchè...Perchè è importante, per i ragazzi, capire che ci sono delle regole e vanno rispettate, ci dice oggi la preside che ha impedito l'ingresso a scuola di un tredicenne con sulla testa dei capelli da tredicenne.
Ecco, il rispetto delle regole. Sacrosanto al punto giusto, il che rende anche un certo valore pedagogico al gesto della direttrice scolastica. Se non fosse per tutte le motivazioni addotte, a questa improvvisa necessità di regolare così rigidamente (fino ad entrare nella sfera personale, perchè di questo si tratta) la vita di un ragazzino "per insegnargli qualcosa": non ho ben compreso, in effetti, come il contesto sociale dei dintorni della scuola possa diventare pretesto per impuntarsi sulla capigliatura di un alunno continua a sfuggirmi.
Proprio perchè parliamo di un quartiere complesso, con problematiche ancor più complesse, irrisolte e di difficile soluzione, in che modo l'indottrinamento al rispetto delle regole mediante l'imposizione di codici proibizionistici diventano fondamentali? Quale valore aggiunto possono dare alla formazione della personalità di un adolescente immerso in quel contesto? Cosa aggiunge al lavoro, sicuramente importante, che la preside e tutto il resto del corpo docente, stanno sicuramente facendo tra mille difficoltà?
La stessa direttrice parla, tra l'altro, di un ragazzo brillante, interessato e di talento: a che scopo imbrigliarlo e costringerlo ad abbassare la testa? Perchè l'unico insegnamento che, da ex adolescente, avrei capito è che a chi detiene l'autorità va detto sì incondizionatamente, pena l'esclusione.

Ho come la sensazione che sia il clamore mediatico (che, nel mio piccolo, sto alimentando, me ne rendo conto) ad aver fatto irrigidire la signora preside. Certo, se vuole insegnare ai suoi ragazzi a stare lontano dalla strada e dalle influenze peggiori, non vedo come lo si possa ottenere costringendoli a tagli di capelli predefiniti e sottoposti ad autorizzazione.

Sicuramente la docente sarà ben più attrezzata della stragrande maggioranza di noi nel comprendere ed applicare le migliori strategie pedagogiche, come certo saprà molto meglio di noi quale situazione deve affrontare tutte le mattine.
Ma qui non si tratta solo di pedagogia applicata e esperienza diretta, ma di applicare ciò che le sue colleghe, i nostri genitori e la morale democratica in toto ci ha insegnato negli anni: la forma non è sostanza, che è l'unica cosa che conta, e il rispetto delle regole (imprescindibile) passa dalla comprensione delle stesse non dalle imposizioni acritiche.

E certo non da quale taglio di capelli si porta in testa.

Commenti