Incede sul marciapiede col fazzoletto alla bocca, attenta a non calpestare quel rivolo di piscio che scurisce l'asfalto fino al tombino poco più in là. Non volta nemmeno la testa, ma gli occhi nervosi tradiscono chiaramente che tutto il disgusto che le deforma le rughe in fronte è rivolto a quel mucchio di stracci e resti di scatolame sotto quella serranda.
Si avvicina alla sua amica, che l'accoglie scuotendo la testa, il suo sguardo, invece, fisso su quel tumulo di coperte sporche degli scarti che la città offre al suolo e all'aria, esattamente degni dello scarto che ci vive sotto.
- Madonna, che puzza...-, dice sforzandosi ad urlare il suo sottovoce.
La sua amica annuisce: - Uno schifo
- Capisco tutto, ma così è impossibile...solo chi chiami? I vigili? Figurati...
- Sì, bravi quelli...certo che se gli portano pure le coperte, non se ne esce più!
Lei alza gli occhi al cielo, annuendo lentamente, come a sottolineare parola per parola il concetto della comare: - Poraccio, ma è pure per lui, no? Invece di stare per strada al freddo...
- Ma sì, alla fine, magari, riuscirebbe pure a stare più riparato...meglio delle grate...
- Certo...che poi beve come un disgraziato! La sera lo vedi che barcolla per la via...guarda se prima o poi non s'appiccica con qualcuno
- Ma 'nfatti...
Un fremito tellurico smuove il mucchio, le coperte si scostano una ad una, sfogliando gli strati di cipolla da cui risorge l'uomo, la barba sporca a scaldare un volto pallido e per nulla riposato. Si mette a sedere e fa riemergere dalle coltri una busta di plastica bianca avvolta attorno al pranzo che in qualche modo ha conservato, il regalo di qualcuno, che sia in forma di dono o di eccesso di abbondanza non importa.
La sola vista di quella stagnola consunta e riarrotolata, unita all'odore di deiezioni rapprese, disgusta entrambe le amiche, mentre dall'incrocio si avvicina la terza del trio, mano nella mano alla nipotina. Passano accanto all'uomo, che addenta il suo pasto lentamente, incredibilmente composto agli occhi delle sue spettatrici che lo avrebbero meglio figurato tra foghe selvatiche e fastidioso rumore di masticazione.
Lui alza lo sguardo e incrocia quello della bambina. Sorride, e saluta timidamente con la mano, vergogandosi per il boccone ancora in lavorazione tra i denti.
La bambina sparge raggi luminosi da un sorriso che solo una bambina saprebbe concedere, cancella ogni ombra da lì intorno con una sola espressione del viso, mentre la manina libera fa ciao ciao a quella figura mitologica mezzo uomo e mezzo marciapiede. Ambedue lerci, come l'anima di chi ha permesso la normalità della sua esistenza.
Le tre amiche si ricongiungono, e nulla possono di fronte alla slavina che le sta per colpire:
- Nonna, prendiamo un cornetto anche per il signore?
- Ma...no tesoro, ce l'ha già da mangiare, hai visto? - cerca di resistere la nonna.
- Vabbè...magari lo mangia domani, no? Oppure possiamo invitarlo a pranzo! Domani è la vigilia, e io non lo so mica se il signore ha il pesce da mangiare...invitiamolo noi, no?
Le tre amiche si guardano, incapaci di trovare il modo giusto per dirlo:
- Ma no, non si può... - insiste la nonna.
- E perchè no?
- Perchè domani il signore non sarà lì, domani starà con la sua famiglia...
- Ah...ma è sempre qui da solo, pensavo non ce l'avesse una famiglia -, incalza la piccola, una innocentissima carica esplosiva la cui concezione del mondo riesce già benissimo ad immaginare situazioni e tristezze. Forse merito dei film, o di quel maledettissimo canale di video.
- Ma sì...domani non può venire con noi...
La piccola si libera in un attimo della mano della nonna, e corre verso l'uomo, il cui sguardo sembra lo stesso delle tre comari, traditore di una sorpresa troppo grande per essere trattenuta. Con le manine si sfila un braccialetto di perline di plastica, la sorpresa banale di uno dei tanti ovetti di cioccolata che la nonna le regala, e lo porge all'uomo, che ormai non sa più se attendere un qualche cenno di consenso dalle signore o accettare senza discutere.
- Prendilo signore, è un regalo...non so se Babbo Natale si fermerà qui, stanotte...
La mano di lui si allunga a raccogliere il piccolo dono, che subito adatta al suo polso e si mette a rimirare come fosse un gioiello prezioso. Ottiene l'effetto sperato specchiandosi nuovamente nella solarità di quel piccolo sorriso, poi si concentra per bene a frugarsi nelle tasche e porge il suo dono alla piccola: un sasso grigio, con disegnati due occhietti e una bocca sorridente.
- Non mangia molto e non sporca -, dice l'uomo con un filo di voce, - sarà un ottimo amico...
Le tre comari, impotenti, guardano la piccola ringraziare l'uomo, salutarlo e raggiungerle di nuovo.
- Guarda che bel regalo che mi ha fatto? -, dice mostrando il sassetto. - Lo chiamerò Arturo...è bello, vero?
La nonna non sa cosa rispondere, così non sanno le sue amiche, ancora più incapaci di incrociare lo sguardo dell'uomo poco lontano.
- Beh, menomale che domani il signore è con la famiglia, sono proprio contenta! - insiste la piccola - Speriamo però che non lo convincano a rimanere con loro...sennò non ci vediamo più...
- Beh, tesoro, ma è meglio anche per lui se non sta più in strada, no?
La piccola ci pensa sù, e immagina più che può quanto potrebbe essere brutto dormire sul marciapiede, col freddo e le macchine che fanno rumore e puzzano. Ma pensa pure che le cose non capitano per caso, e che magari è colpa della famiglia se lui ha preferito stare in mezzo alla strada. Magari hanno litigato, e si vedono solo a Natale. Poi le viene in mente che non potrebbe essere lì a consolarlo, a farlo sorridere. Perchè lui ride sempre quando la vede, sembra più contento.
- Ma poi torna? Perchè secondo me la sua famiglia non gli vuole bene, sennò non lo facevano mica dormire qui...
- Beh, ma magari lui preferisce così, che ne sai?
Lo sguardo della bimba si fa a suo modo severo, scrutatore, quasi a voler sfuggire ad una logica priva di senso per la sua visione del mondo:
- Io non preferirei mai vivere in strada...ma allora perchè non lo convinciamo?
- Ma come...? Non credo che...
- Beh, te l'ho detto...magari quando torna dalle vacanze lo invitiamo a casa nostra, può dormire sul divano letto...così si convince che è meglio stare in una casa, no?
- Ma non si può, tesoro, non...
- E poi così è meglio anche per voi: vi lamentate sempre quando lo vedete!
Questa è una storia inventata, un frullato di tante piccole storie vere, condito con la brutalità dell'innocenza fanciullesca che conosco molto bene.
Una storia che non vuole spiegare l'amore, perchè è una spiegazione impossibile da comprendere a chi non vuole comprenderla. Ma che, spero, può spiegare la necessità di aprire gli occhi, di illuminare con i sorrisi di bambini l'invisibile, rendendolo visibile, non permettendo più di tenerli artatamente nell'ombra a consolare l'igiene delle nostre coscienze. Di non buttare più la polvere sotto il tappeto, andando oltre il banale ma quanto mai indispensabile restare umani.
Questa è una storia per gli ultimi, che non erediteranno alcun pezzo di cielo e che comunque dovranno trascinarsi qui in terra prima di ogni eredità.
Che ultimi resteranno, finchè esisterà anche solo la possibilità che qualcuno arrivi prima di altri.
Buon Natale.
***
TIXIOLAND si prende un paio di giorni di riposo per tornare Venerdì col consueto TGIF: anche noi ci meritiamo l'abboffata delle feste, no?
Si avvicina alla sua amica, che l'accoglie scuotendo la testa, il suo sguardo, invece, fisso su quel tumulo di coperte sporche degli scarti che la città offre al suolo e all'aria, esattamente degni dello scarto che ci vive sotto.
- Madonna, che puzza...-, dice sforzandosi ad urlare il suo sottovoce.
La sua amica annuisce: - Uno schifo
- Capisco tutto, ma così è impossibile...solo chi chiami? I vigili? Figurati...
- Sì, bravi quelli...certo che se gli portano pure le coperte, non se ne esce più!
Lei alza gli occhi al cielo, annuendo lentamente, come a sottolineare parola per parola il concetto della comare: - Poraccio, ma è pure per lui, no? Invece di stare per strada al freddo...
- Ma sì, alla fine, magari, riuscirebbe pure a stare più riparato...meglio delle grate...
- Certo...che poi beve come un disgraziato! La sera lo vedi che barcolla per la via...guarda se prima o poi non s'appiccica con qualcuno
- Ma 'nfatti...
Un fremito tellurico smuove il mucchio, le coperte si scostano una ad una, sfogliando gli strati di cipolla da cui risorge l'uomo, la barba sporca a scaldare un volto pallido e per nulla riposato. Si mette a sedere e fa riemergere dalle coltri una busta di plastica bianca avvolta attorno al pranzo che in qualche modo ha conservato, il regalo di qualcuno, che sia in forma di dono o di eccesso di abbondanza non importa.
La sola vista di quella stagnola consunta e riarrotolata, unita all'odore di deiezioni rapprese, disgusta entrambe le amiche, mentre dall'incrocio si avvicina la terza del trio, mano nella mano alla nipotina. Passano accanto all'uomo, che addenta il suo pasto lentamente, incredibilmente composto agli occhi delle sue spettatrici che lo avrebbero meglio figurato tra foghe selvatiche e fastidioso rumore di masticazione.
Lui alza lo sguardo e incrocia quello della bambina. Sorride, e saluta timidamente con la mano, vergogandosi per il boccone ancora in lavorazione tra i denti.
La bambina sparge raggi luminosi da un sorriso che solo una bambina saprebbe concedere, cancella ogni ombra da lì intorno con una sola espressione del viso, mentre la manina libera fa ciao ciao a quella figura mitologica mezzo uomo e mezzo marciapiede. Ambedue lerci, come l'anima di chi ha permesso la normalità della sua esistenza.
Le tre amiche si ricongiungono, e nulla possono di fronte alla slavina che le sta per colpire:
- Nonna, prendiamo un cornetto anche per il signore?
- Ma...no tesoro, ce l'ha già da mangiare, hai visto? - cerca di resistere la nonna.
- Vabbè...magari lo mangia domani, no? Oppure possiamo invitarlo a pranzo! Domani è la vigilia, e io non lo so mica se il signore ha il pesce da mangiare...invitiamolo noi, no?
Le tre amiche si guardano, incapaci di trovare il modo giusto per dirlo:
- Ma no, non si può... - insiste la nonna.
- E perchè no?
- Perchè domani il signore non sarà lì, domani starà con la sua famiglia...
- Ah...ma è sempre qui da solo, pensavo non ce l'avesse una famiglia -, incalza la piccola, una innocentissima carica esplosiva la cui concezione del mondo riesce già benissimo ad immaginare situazioni e tristezze. Forse merito dei film, o di quel maledettissimo canale di video.
- Ma sì...domani non può venire con noi...
La piccola si libera in un attimo della mano della nonna, e corre verso l'uomo, il cui sguardo sembra lo stesso delle tre comari, traditore di una sorpresa troppo grande per essere trattenuta. Con le manine si sfila un braccialetto di perline di plastica, la sorpresa banale di uno dei tanti ovetti di cioccolata che la nonna le regala, e lo porge all'uomo, che ormai non sa più se attendere un qualche cenno di consenso dalle signore o accettare senza discutere.
- Prendilo signore, è un regalo...non so se Babbo Natale si fermerà qui, stanotte...
La mano di lui si allunga a raccogliere il piccolo dono, che subito adatta al suo polso e si mette a rimirare come fosse un gioiello prezioso. Ottiene l'effetto sperato specchiandosi nuovamente nella solarità di quel piccolo sorriso, poi si concentra per bene a frugarsi nelle tasche e porge il suo dono alla piccola: un sasso grigio, con disegnati due occhietti e una bocca sorridente.
- Non mangia molto e non sporca -, dice l'uomo con un filo di voce, - sarà un ottimo amico...
Le tre comari, impotenti, guardano la piccola ringraziare l'uomo, salutarlo e raggiungerle di nuovo.
- Guarda che bel regalo che mi ha fatto? -, dice mostrando il sassetto. - Lo chiamerò Arturo...è bello, vero?
La nonna non sa cosa rispondere, così non sanno le sue amiche, ancora più incapaci di incrociare lo sguardo dell'uomo poco lontano.
- Beh, menomale che domani il signore è con la famiglia, sono proprio contenta! - insiste la piccola - Speriamo però che non lo convincano a rimanere con loro...sennò non ci vediamo più...
- Beh, tesoro, ma è meglio anche per lui se non sta più in strada, no?
La piccola ci pensa sù, e immagina più che può quanto potrebbe essere brutto dormire sul marciapiede, col freddo e le macchine che fanno rumore e puzzano. Ma pensa pure che le cose non capitano per caso, e che magari è colpa della famiglia se lui ha preferito stare in mezzo alla strada. Magari hanno litigato, e si vedono solo a Natale. Poi le viene in mente che non potrebbe essere lì a consolarlo, a farlo sorridere. Perchè lui ride sempre quando la vede, sembra più contento.
- Ma poi torna? Perchè secondo me la sua famiglia non gli vuole bene, sennò non lo facevano mica dormire qui...
- Beh, ma magari lui preferisce così, che ne sai?
Lo sguardo della bimba si fa a suo modo severo, scrutatore, quasi a voler sfuggire ad una logica priva di senso per la sua visione del mondo:
- Io non preferirei mai vivere in strada...ma allora perchè non lo convinciamo?
- Ma come...? Non credo che...
- Beh, te l'ho detto...magari quando torna dalle vacanze lo invitiamo a casa nostra, può dormire sul divano letto...così si convince che è meglio stare in una casa, no?
- Ma non si può, tesoro, non...
- E poi così è meglio anche per voi: vi lamentate sempre quando lo vedete!
Questa è una storia inventata, un frullato di tante piccole storie vere, condito con la brutalità dell'innocenza fanciullesca che conosco molto bene.
Una storia che non vuole spiegare l'amore, perchè è una spiegazione impossibile da comprendere a chi non vuole comprenderla. Ma che, spero, può spiegare la necessità di aprire gli occhi, di illuminare con i sorrisi di bambini l'invisibile, rendendolo visibile, non permettendo più di tenerli artatamente nell'ombra a consolare l'igiene delle nostre coscienze. Di non buttare più la polvere sotto il tappeto, andando oltre il banale ma quanto mai indispensabile restare umani.
Questa è una storia per gli ultimi, che non erediteranno alcun pezzo di cielo e che comunque dovranno trascinarsi qui in terra prima di ogni eredità.
Che ultimi resteranno, finchè esisterà anche solo la possibilità che qualcuno arrivi prima di altri.
Buon Natale.
***
TIXIOLAND si prende un paio di giorni di riposo per tornare Venerdì col consueto TGIF: anche noi ci meritiamo l'abboffata delle feste, no?
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