Siete a capo delle risorse umane di una grande multinazionale, e siete in fase di selezione di un certo numero di candidati per una posizione di media dirigenza, destinata preferibilmente a persone giovani ma dai curricula già succosi. La vostra azienda vuole premiare il merito, la virtuosità degli studi e delle esperienze lavorative, verificata da parametri ben precisi quali gli istituti frequentati, i voti conseguiti, le certificazioni ottenute e i riconoscimenti ricevuti.
Ne scorrete diversi, e diversi ne scartate: come fa certa gente - vi chiedete - ad inoltrare candidatura per una simile posizione e una simile realtà industriale a quasi 35 anni? E questi, che con appena due anni di esperienza in ruoli subalterni (che voi lo capite al volo che, barocchismi a parte, quel CV parla di uno stagista a rimborso spese usato perlopiù nei data entry!) pensano di saper gestire un reparto? Per non parlare dei tanti usciti a 30 anni da università locali con meno di 100/110...
Certo, non sono tanti, ma è evidente che quelli col curriculum come Luca sono le persone che cercate: 25 anni, già due anni di esperienza in uno dei migliori studi di consulenza del settore, in odore di diventare associato. Buone scuole, buoni voti, tanta formazione certificata portata a casa.
Si capisce forte e chiaro che è uno che ci tiene, che è un rampante, una persona che invece di accontentarsi di galleggiare nuota fortissimo. Uno competitivo: proprio ciò che vi serve!
Forse quello di una selezione di personale è un caso molto particolare, ma è sostanzialmente tutta qua la tanto decantata meritocrazia: si premia e si fa avanzare chi se lo merita, chi ha ampiamente dimostrato di essere più valevole di altri. Una selezione naturale - dicono certi - che dovrebbe essere il modello di tutto.
Ma - anche ignorando Young - tutto questo va contestualizzato, va ricondotto ad una realtà in cui anche le migliori intenzioni sbocciano in politiche di uguaglianza, non tanto di equità, con strumenti uguali a tutti, a prescindere dalle capacità di saperli sfruttare.
In più, alla fine di ogni conto, sembra non essere solo un problema di capacità e di persone lasciate indietro con l'etichetta di "non meritorio".
Prendi proprio Luca, ad esempio: bravo, giudizioso, la testa sulle spalle di chi sa che nella vita si deve pedalare. Anche fortunato, va detto, perchè ha avuto una famiglia che è andata un po' più in là di "non fargli mancare niente": le migliori scuole, una rinomata università, la possibilità di concentrarsi esclusivamente sullo studio senza il peso di sapere che quei lavoretti estivi fossero indispensabili per il suo sostentamento.
Insomma, è anche normale che, a differenza del suo amico Giovanni, sia riuscito a finire prima l'università e a trovare immediatamente lavoro (anche grazie a qualche aggancio in più in quell'ambiente, magari), e che abbia avuto il tempo di approfondire ulteriormente la sua formazione nel tempo rimanente.
Giovanni, d'altronde, ha lavorato fin da subito dopo la maturità, ha dovuto pagarsi l'affitto di quella stanza da fuori sede universitario e le altre spese, nonostante i "pacchi" inviati da casa e i soldi che comunque papà gli gira sulla Postepay. Certo ci sta mettendo un po' di più a finire gli studi, ma era inevitabile, lo aveva già messo in conto. In più, non starà frequentando la più prestigiosa delle facoltà, ma almeno la borsa di studio gli permette di coltivare il suo sogno. Mica vuole trovare giustificazioni o alibi, solo che a volte mettercela tutta è poco più che sufficiente.
Deve pure sentirsi fortunato per avere un'occupazione più o meno stabile, che non è poco di questi tempi.
Ecco...capite che la faccenda del merito non è proprio così lineare, che essere meritevoli non è detto sia del tutto un merito, che dietro quello scintillante CV di Luca c'è un po' di più della forza delle sue capacità, e che, anche fosse, la possibilità di poterle mettere in pratica non è data a tutti nello stesso modo.
Sarà allora il caso di rimettere tutto in discussione e non pensare solo a dire ai nuotatori "vi abbiamo dato a tutti le stesse pinne, ora sta a voi"?
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