Proposte e rotture

La situazione politica del nostro paese ha ormai da tempo superato lo stallo per raggiungere la stagnazione più putrescente (altro che sardine in mare aperto...).

Alle proposte di un destrume a cui sono ormai cadute tutte le mascheracce un tanto al chilo che ha indossato per ingraziarsi sempre più consenso, risponde l'evanescente azione dell'unica forza di ispirazione progressista che ancora oggi riesce a raccogliere un consenso maggiore dell'inesistenza. Le forze più radicali, da una parte e dall'altra, o sono impresentabili sotto molteplici aspetti o non riescono a far arrivare l'eco delle iniziative più serie e, quando ci riescono, non scalfiscono nemmeno di un centesimo le corazze populistiche della parte opposta. Le formazioni venute fuori per effetto centrifugo dalle varie compagini non hanno praticamente nessuna nuova idea da mettere sul piatto, finendo per diventare l'ennesimo partitino personale di qualche altro protagonista afflitto da insoddisfatto leaderismo.

Se poi ci si mette a leggere il tutto aumentando il contrasto non si scorgono differenze nette, sembra di trovarsi di fronte ad una piattissima distesa ideologica in cui scorgere simboli solo per suoni e colori, per toni e tematiche periferiche, mentre unico sembra essere diventato il pensiero per il governo centrale del paese, specie a livello economico. Pare, detto più fuor di denti, di trovarsi di fronte ad un unico enorme partito liberale, con tutti i più diversi livelli di lettura che potrebbero esserci, ma più ad un livello di corrente che altro.
Roba che qualche tempo fa mi avrebbe fatto storcere il naso, a sentire quella puzza di "so' tutti uguali" nell'aria...Solo che non era quello il punto.
Basta vederlo non tanto nel computo tattico o strategico delle alleanze di governo, che lascia il tempo che trova, quanto dei contenuti specifici di proposta e delle convergenze evidenti che c'è tra essi: vogliamo parlare di quanto fatto a livello di politiche di accoglienza? Vogliamo confrontare quanto fatto a livello di stato sociale e politiche del lavoro? O di quanto non è stato fatto per sistemare le iniziative teoricamente avverse?
Niente di nuovissimo, sia chiaro, ma che emerge in modo abbagliante nell'attuale appiattimento.

Allora, probabilmente, è proprio qui che una forza "alternativa" dovrebbe andare a parare, nella differenziazione, nel distinguersi da questa massa ormai sempre più informe. Allora, forse, è necessaria una proposta di rottura, segnare il punto di non ritorno virando energicamente verso direzioni che non siano quelle tracciate e ampiamente condivise.

E noi elettori dovremmo imparare a non farsi sbertucciare (e comprare) con quattro slogan lanciatici in pasto, convincendoci a scegliere la stessa biglia col colore che più ci aggrada.

Svegliatevi.

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