Secondo la statistica passiamo in automobile circa 11 ore a settimana, perlopiù per andare al lavoro, naturalmente.
Un'ora e mezza al giorno per andare e tornare.
Inchiodati in un mare di scatole di lamiera ad avanzare a 20 km/h, poco più di una persona sopra ogni auto.
Ci stressiamo, ci incazziamo a morte con quello che ci nega il passaggio a quell'incrocio, minacciamo con gesti e parole quello che non ci concede la precedenza, ci arrabbattiamo a cercare nervosamente il flusso giusto che ci consenta di uscire velocemente da quel gorgo malefico, e quando ci riusciamo ci esibiamo in scatti di pochi metri col rischio di tirare sotto le ruote qualche pedone incolpevole o un due ruote meno attento degli altri.
In auto ormai parliamo al telefono, chattiamo, ascoltiamo i notiziari, mangiamo, ci trucchiamo, fumiamo. Praticamente una seconda casa, o forse un anticipo e un prolungamento della scrivania, del nostro posto di lavoro.
Forse un motivo in più per innervosirsi, che invece diventa motivo per cercare il modello più comodo, più confortevole, più prestante. Un nido che ci dia la sensazione di essere ancora in uno spazio bonificato dall'imposizione del dovere di far guadagnare chi ci paga.
Un nido che, quindi, siamo disposti a pagare di più, non solo per l'acquisto: lavaggi accurati e specifici, accessori, manutenzioni, assicurazioni...
In pratica lavoriamo per mettere da parte i soldi, per pagare l'auto che ci consentirà di andare a lavorare per mettere da parte i soldi e pagare la prossima auto che ci consentirà...ecc...ecc...ecc...
Menomale che è venerdì
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