Una tragica natalità

Ci risiamo.

A leggere le statistiche la natalità è in inesorabile calo, e non è mai una bella notizia, per motivi che vanno ben oltre il trascendentale piacere della genitorialità.

E come per tutte le statistiche c'è una buona folla che si affastella per commentare e dare la propria visione dei numeri. Ovviamente guardandoli sempre e solo per prese parziali, senza cioè mostrare la complessità di un quadro che potrebbe dirci molto più di una conclusione tirata al volo.

Non ho certo le competenze per poter fare disamine di chissà che tipo, sia chiaro, ma tendo ad avvertire pruriti e nausee di vario tipo quando leggo spiegazioni un tanto al chilo. Specie quando una problematica così complessa viene liquidata rapidamente e rigirata su chi, in un modo o nell'altro, la subisce.

Perchè, intendiamoci bene, parliamo del più classico problema di gestione della Cosa Pubblica, un compito primario della politica: senza voler praticare del facile qualunquismo antipolitico, mi sembra assolutamente inevitabile pensare che se gli italiani non fanno più figli è sempre per mancanze di gestione sociale, per assenza di soluzioni politiche, appunto, che possano far cambiare idea.

Contrariamente a ciò che ci sussurra all'orecchio qualche illustre penna, non è di certo la scelta comoda di chi non vuole crescere e preferisce non impegnarsi a crescere una nuova generazione. Non è banalmente preferire una vita tranquilla alla routine genitoriale, nè la "paura di rischiare" suggerita da qualcun altro, concetto assurdo di suo considerato l'argomento, e che quindi non degnerò nemmeno di un commento. Come non commenterò la colpevolizzazione della donna mimetizzata tra chi considera problematici i moderni venti di cambiamento tra i sessi, sempre e comunque mettendo avanti le mani e lisciando cautelativamente il pelo all'emancipazione femminile.
Sarà pur vero (parafraso...) che sempre più persone decidono consapevolmente di non volere figli "perchè no", ma concludere assegnando colpe al popolo è forse molto più facile che capire il contesto socio-economico attuale e la carenza di soluzioni politiche per esso.

Perchè se si è costretti a passare da un lavoro ad un altro ogni anno, quando va bene e quando il lavoro c'è, con stipendi (bassi) drenati da affitti o mutui (alti), per soluzioni abitative claustrofile e centrifugate da gentrificazioni di varia caratura, in anni di maree economiche che alternano crisi ad altre crisi generate dall'alto e pagate sempre e solo dal basso; se uno stipendio non basta mai, e con due si riesce a starci dentro a malapena, vedendosi giusto la sera; ma, soprattutto, se un figlio costa quel che costa, a fronte di tutto quanto...siamo sicuri che è solo "paura di rischiare"? Siamo certi che è solo l'indole bambocciona di una generazione che a trent'anni si sente ancora ventenne? Veramente pensate che le donne non vogliano fare figli perchè la loro emancipazione le ha trasformate nei mostri mangiauomini che vi dipingete nel cervello?

Purtroppo ho come l'impressione che potrei riproporre questo post ogni dieci anni, e non cambierebbe assolutamente nulla.

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