Diario dell'isolamento: giorno 8

Così qualcuno ci ha fatto subito il callo, si è rimboccato le maniche e da bravo italiano ha deciso che ad un certo punto andavano alleviate le pene dell'isolamento domestico facendo un po' di sana e italica baldoria.
Niente di eccezionale, nulla di particolarmente sopra le righe, solo iniziative estemporanee di musica e canti per rinfrancare lo spirito: un pizzico di folclore, una manciata di faccia tosta, un paio di prese di socialità, due cucchiaiate di goliardia e ci siamo. Si mescola il tutto e si vede cosa ne viene fuori.

La risposta sembra buona, la gente non si sottrae, e comincia i primi rilanci: il vicino che tira fuori la vecchia chitarra, la signora del piano di sopra che rovescia il secchio in plastica e lo batte a mo' di tamburo, il dirimpettaio (che poi dirimpettaio non è, perchè è quello del palazzo di fronte!) che intona un paio di canti popolari. Poi arriverà quello con lo stereo e le casse potenti, quello col megafono che si mette a dirigere in modalità ultras...poi arrivano i social, e rovinano tutto!
Quello che era partita come un'inizativa estemporanea diventa programmatica, con tanto di scaletta che gira di smartphone in smartphone, da seguire pedissequamente, con tanto di orario ben preciso in cui tutti dobbiamo farci trovare pronti (un orario, le 18, tra l'altro, che sanno tanto di "non guardare", visto che è lo stesso orario in cui vengono forniti gli aggiornamenti sull'epidemia...).
Partono gli inni, partono le canzonette nazionalpopolari, le "gettonate" più recenti...e "tutti insieme ora", "cantiamo per l'Italia", "ce la faremo", e così via dicendo: praticamente il gioco aperitivo del villaggio vacanze...Una esuberante signorina di fronte il mio palazzo ha addirittura messo in piedi un vero e proporio show, allestendo microfoni, casse e giochi di luce, con tanto di compagno che la riprende dalla strada per la diretta social (avrà avuto l'autocertificazione anche per quello!): dalle due canzonette previste è passata ad un'oretta abbondante di concerto, finchè una ragazza al piano di sopra l'ha implorata di smettere in quanto impegnata con lo studio (mentre altre voci la invitavano meno educatamente)...

Quella che era un'iniziativa di incontro e "socializzazione a distanza live" (per distinguerla da quella dei social e da quella di persona, vis a vis) diventa un appuntamento fisso, la rata di una cambiale come tante ci hanno abituato a pagare giorno dopo giorno.
Un dovere.
E chi non canta è un boia.

Non condanno l'esuberanza nè tantomeno la goliardia. Non biasimo la voglia di urlare dal balcone e di scacciare i cattivi pensieri dalla testa, per quella manciata di minuti.
Non mi piace, però, la programmazione, la ripetitività stantia, la trasformazione in forzati del flashmob che fa perdere ogni senso ad un'iniziativa decisamente rilassante, il protagonismo che assorbe le idee e accende i rilfettori solo in una direzione.

Liberatevi dai programmi, spezzate le catene del flashmob, cantate gli inni della vostra spensieratezza!

Compagni dai balconi e dalle verande...

...passerà...deve passare. Altrimenti mi farete diventare il vecchietto che mi urlava contro quando giocavo a pallone per strada!


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