Diario dell'isolamento: giorno...7!

Saltiamo qualche giorno, visto che la frenetica vita del lavoro da casa ha assorbito più energie di quanto avessi mai potuto pensare. Di fatto, paradossalmente al contrario di quanto accade in ufficio, quell'ansia da prestazione non va via affatto: continui a sentirti stupidamente inadeguato, continui a vivere con la netta impressione di aver in qualche modo tradito chi continua ad andare in sede e, quel che è peggio, ti fai continue remore sulle tue prestazioni, come se qualunque sforzo non potrebbe mai compensare il fatto di essere rimasto in pantofole.

Terribile.

Non di per sè, sia chiaro: sopravvivo tranquillamente (per non dirla più volgarmente) a queste sovrastrutture mentali, fosse solo per averle riconosciute come tali, fobie lavorative indotte dal pensiero comune, dalla morale cattolicizzante del capitale visto come gentile e magnanimo elargitore di lavoro...Non è quello, quindi, ma il fatto di sentirlo così forte, pur se dal fortino domestico, dalla tranquillità famigliare.

Ciò che, invece, vedo di miglior occhio - e anche qua, credetemi, è una rivoluzione per me! - è l'insegnamento autonomo ai bambini: sarà che mettere cura in ciò che riguarda la propria prole è sicuramente più facile, sarà che c'è una grossa differenza tra il farlo con cura professionale per venti ragazzini (che devi tenere a bada) è ben diverso dal farlo per tua figlia, sarà pure che non c'è di certo nessuno a dirti se stai facendo bene il tuo lavoro, e che a nessuno di fatto devi rispondere...Ma con tutti i distinguo del mondo (tra cui stipendi assurdi, va sottolineato tre volte!), continuo a non capire come sia possibile denunciare "mancanza di tempo" nella gestione dei programmi, avendo a disposizione quaranta ore settimanali della vita di un novenne.

Piccola nota a margine: stasera mi guarderò bene 'sto flashmob delle 18, e domani ne parliamo...facciamo così...

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