Ode al pomeriggio

Probabilmente il momento della giornata più compatibile con la vita sensibile è quello che va dall'ora di pranzo - con la variabilità a cui è costretta dalla latitudine - e il crepuscolo: la frenesia delle ore mattutine è ormai alle spalle, complice lo stomaco rimesso in marcia e la conseguente sazia pesantezza che si riflette su mente e, spesso, palpebre. Non c'è più fretta, anzi, c'è più propensione a procastinare, a salvare il salvabile e rilanciare a "domani", che si sente già un po' meno pericolosamente distante. C'è la luce in fondo al tunnel, la terra del fine giornata in vista. È normale, quindi, quel senso di rilassamento, ingolfati come siamo dalle serotonine dell'euforia da fischio finale, da fine lavoro.

I venerdì pomeriggio, poi, sono i migliori, ché a quella festa aggiunge la serenità del vicino oblio festivo, sebbene ormai sempre più potenziale nell'era delle connessioni perenni...Senti il peso della settimana sollevarsi di colpo e riversarsi oltre un muro ancora troppo alto, forse quella pesantezza post prandiale viene addirittura meno al pensiero della fiesta, in qualunque forma si scelga di viverla: d'altronde per due giorni sarai libero dalle costrizioni lavorative.

Il sabato pomeriggio è un territorio a se stante, che ognuno fa suo in modi e tempi diversi: c'è chi torna a forsennarsi, come un atipico masochista nel suo atto più liberatorio. Chi, invece, preclude al mondo ogni possibilità di essere rintracciato. Chi opta per vie di mezzo più accondiscendenti, magari in compromesso a dinamiche di vita famigliare inderogabili.
Il sabato pomeriggio è un attimo, un respiro - che sia affannoso o calmo importa poco - troppo breve, un prospero che brucia fulmineo, che ti lascia quasi sempre soddisfatto, nonostante quello strano retrogusto trascinato da tutte le cose che finiscono in fretta.

Ma la domenica pomeriggio è poesia, il lamento dell'artista che, malinconico, si abbandona al ricordo senza scadere nella disperazione. È zucchero nella tazzina di caffè che arriva dopo la pennichella, la pastarella al cioccolato che premia una giornata di ozio completo, il sole che trapassa la finestra aperta e scalda anche d'inverno, perchè di domenica una bella giornata è ancora più bella e sembra sempre primavera. È il divano che ti accoglie e abbraccia come non fa mai durante il resto della settimana, il plaid che ti copre a malapena ma sembra un'armatura.
La domenica pomeriggio non ha ancora i brividi che arriveranno la sera, alla vista orrifica del lunedì incombente, non è ancora il nadir allo zenit del venerdì, lo yang di quell'euforico ying: è, anzi, festa matura, soddisfatta e soddisfacente, grassa, totale, perché nasce da quella necessità ancestrale di oziare, di dedicarci del tempo senza troppe remore e senza rimorsi, senza reati di egoismo, perchè i tempi peggiori torneranno e la prossima chance ce l'avremo solo tra una settimana.

Buona domenica.

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