L'impresa eccezionale

C'era una volta, in un tempo lontano lontano, un antico regno dove tutti vivevano felici e contenti. O almeno così raccontavano i bardi, che girando di città in città, dalle taverne dei villaggi più piccoli fino ai castelli dei feudi più remoti, cantavano della bellezza di vivere in quel preciso reame.
I bardi, in particolare, sembravano amare le storie degli eroi che facevano parte della potente gilda guerriera degli Assi Pigliatutto, un gruppo di prodi cavalieri il cui unico lavoro era fare imprese. Imprese di ogni tipo e dimensione: salvare principesse, scacciare mostri, uccidere draghi, conquistare castelli nemici e difendere le città dagli attacchi esterni di qualunque tipo.

Questi eroi, solevano narrare i cantori, erano anche molto generosi, perchè non si limitavano a fare le imprese da soli, ma, anzi, condividevano queste fatiche con i sudditi del regno: andavano di città in città a scegliere i più volenterosi, non importava se giovani o vecchi, se donne o uomini, se capaci o incapaci, perchè tutti potevano dare il proprio contributo. Oltretutto avevano una predilezione per la misericordia, scegliendo non già i ricchi e opulenti per le loro fatiche, ma  i contadini, gli accattoni, i reietti, gli ultimi di ogni tipo, coloro, cioè, che ne avevano davvero bisogno, così da conceder loro la grazia di lottare e sudare per portare qualcosa da mangiare ogni sera sulla propria tavola e poter raccontare storie nuove a figli e nipotini.

Man mano gli eroi degli Assi Pigliatutto davano sempre più spazio e più possibilità a questi sudditi: se c'era da sconfiggere un terribile orco, per dirne una, se ne stavano sul loro cavallo ad osservare da lontano mentre i collaboratori si tuffavano nella mischia, e non importava se qualcuno veniva dilaniato dalle orrende fauci del mostro, perchè c'era sempre qualcuno di ricambio da mandare al suo posto, e ben presto ogni eroe degli Assi Pigliatutto aveva al suo seguito decine di migliaia di sudditi, e un esercito di riserva pronto a subentrare in caso di problemi.

Il re e la nobilità, ovviamente, erano contentissimi di queste imprese perchè il regno viveva sicuro e stabile, e contenti erano pure i mercanti e i banchieri, che potevano commerciare e lavorare senza troppi rischi. Ma pure tutti gli altri sudditi erano felici, perché almeno non erano costretti a vivere d'espedienti come facevano in passato.
La felicità per queste imprese era talmente alta che nessuno osava contrastare il potere degli Assi Pigliatutto, e, anzi, tutti dicevano che era giusto che pretendessero di essere lasciati liberi di scegliere quali imprese fare e come farle, senza ingerenze di nessun tipo neppure da parte del re in persona!

Certo, di tanto in tanto succedeva che qualcuno dei sudditi chiedesse qualche pagnotta in più, almeno nei periodi in cui si era costretti a passare da un'impresa all'altra senza soluzione di continuità, o magari di avere qualche sacco di farina in cambio, in modo da mettere da parte qualcosina per gli inverni più freddi in cui di imprese da fare non ce n'erano nel raggio di migliaia di leghe...D'accordo, dicevano gli Assi Pigliatutto, ma non possiamo certo essere noi a darvi più di quanto vi diamo: chiederemo al re! E il sovrano li accontentava: quando non c'erano imprese da fare, i sudditi che ancora avevano qualcosa da fare venivano invitati a fare collette obbligatorie per dar da mangiare a quelli rimasti senza imprese, oppure veniva dato fondo al tesoro del regno (che serviva per i momenti più bui) per pagare i singoli atti di eroismo, perchè non sempre gli Assi Pigliatutto erano in grado di mantenere tutti gli eserciti di sudditi, e certo il re non avrebbe mai voluto nè che tutta quella gente tornasse a vivere di espedienti, nè che gli Assi dovessero rinunciare ai propri onori per far mangiare i sudditi del re. Oppure, ancora, il regno si indebitava con i banchieri per poter pagare, così gli Assi potevano vivere in pace delle loro fortune e i sudditi sarebbero stati comunque contenti.

E...no, non c'è un finale, in realtà, le cose in quel regno vanno ancora avanti così da generazioni e generazioni: gli Assi Pigliatutto pigliano sempre di più e si lamentano quando il re cerca di imporre loro regole e restrizioni, ma le perdite, quelle sì, devono essere condivise con tutti, perchè alla fine di sudditi si tratta, quindi di gente del regno, mica degli Assi...

Ma i bardi cantano. Cantano ancora. Cantano più forti, chè non c'è niente di più bello di un'impresa eccezionale, ove l'eccezione è la regola, quando i ricchi diventano più ricchi, i poveri ne raccolgono le briciole e il re, povero scemo, continua a pagare affinchè tutto rimanga esattamente com'è.

In altri regni impiccarono anche i bardi, quando aprirono gli occhi.

Ma questa è un'altra storia.

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