Domenica e lunedì prossimi saremo chiamati a votare su un quesito referendario che, con la complicità dell'emergenza sanitaria, si è riusciti a mimetizzare tra le pieghe dei problemi degli italiani, visto che tra slittamenti e "notizie ben più importanti" sta passando quasi sotto traccia.
Si tratta invece, come detto, di un quesito importante, perché segna di fatto l'ennesimo tentativo (dopo che tutti gli altri sono stati respinti, in un modo o nell'altro) di riformare l'elemento fondante stesso della democrazia repubblicana del nostro paese, ovvero il Parlamento. Non è, quindi, un tema sconosciuto agli italiani, che da Mussolini in poi, passando per la P2, hanno già valutato diverse proposte di ottimizzazione di una democrazia che - come ci spiegano ogni volta - non è sufficientemente efficiente...
Questa volta, nello specifico, si tratta di tagliare i parlamentari con un bel colpo di accetta, in modo orizzontale e ben poco ragionato (a leggere il testo), solo per dare l'impressione alla pancia votante del paese che si sta facendo di tutto per evitare sprechi e privilegi. Perché è questo il leit motiv della campagna del Sì, sostanzialmente, una tiritera continua su quanto sia ora di finirla con lo spreco di "un parlamento con troppi deputati e senatori, che ci costano un occhio della testa e che stanno lì solo a rubare soldi agli italiani"...solo che non sarei così contento di risparmiare sulla più alta espressione della rappresentatività politica della Nazione, e non sarei nemmeno così convinto che questo risparmio, in fondo, sia effettivo e non porti, invece, a condizioni per cui diverrebbe comunque effimero.
Tralasciando il dettaglio di una rappresentanza mutilata, e non considerando le ampie possibilità di trasformare il parlamento in una rappresentanza partitica più che civica (almeno stante il nostro attuale modello elettorale, che la legge in discussione non cambia...), ci dovremmo domandare quale ottimizzazione si vorrebbe ottenere a tagliare teste in modo orizzontale senza modificare l'attuale sistema. Chiediamoci, cioè, se non sia piuttosto il caso di rivedere i meccanismi di approvazione delle leggi e dei passaggi parlamentari necessari, e quelli di delega ai governi che, attraverso le decretazioni d'urgenza e le successive votazioni di fiducia, permettono all'esecutivo di invadere in modo permanente (e non più eccezionale) i campi di competenza del legislativo.
In buona sostanza, per farla breve, se il parlamento italiano non è efficiente nella sua azione non sembra essere per il numero di persone che lo abitano, e se anche quello fosse un fattore, non sarebbe certamente l'unico né il più importante: tagliare i numeri in modo acritico e senza intervenire sugli altri fattori, ben più importanti, non ci porterebbe da nessuna parte, e di quel taglio ci prenderemmo solo i danni, senza beneficio alcuno.
Quando, poi, mi sento dire che "intanto tagliamo i parlamentari, poi facciamo il resto" non mi fa sentire più tranquillo, anzi, mi sembra un modo sciatto, pericoloso e sospetto di affrontare un tema un po' troppo sensibile per essere trattato così.
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