Complicittà


Direttamente o indirettamente, che ci piaccia o no, stiamo contribuendo anche noi a trasformare le nostre città in enormi centri commerciali dove il prodotto siamo noi, in qualità di turisti o, peggio, di abitanti, con la scusa dei "musei a cielo aperto", delle "città d'arte" e della retorica posticcia e francamente ammorbante del Bel Paese dove tutti vorrebbero venire.

Stiamo contribuendo perché, in gran parte, abbiamo accettato (se non pure condiviso) l'idea di abitare le colate di cemento che man mano riempiono le aree intorno alle principali di città di nuove creazioni di chi con le cubature continua a fare affari su affari, ché la città è troppo caotica, vuoi mettere vivere in una finta campagna senza servizi, con l'impossibilità fattiva di utilizzare qualsivoglia trasporto pubblico per spostarsi, ma con il vezzo di dirsi ancora in città, sebbene la città, quella vera, è a chilometri di distanza? Peggio ancora, ci siamo fatti convincere che, viste le condizioni del trasporto pubblico e il costo del carburante per quello privato, meglio scegliersi casa vicino al posto di lavoro, tagliando ogni radice per metterle laddove il bisogno di salario richiede.

Ci siamo fatti convincere, certo, ma ci hanno anche convinto. E, soprattutto, ci hanno costretto in gran parte. Ma ci hanno convinto e costretto anche a partecipare al gioco, con un numero sempre più crescente di persone pronte ad arrotondare i propri introiti (senza entrare nel merito dei risvolti fiscali, che non sono il punto della questione qui) con quelli da pigione, con sempre più case trasformate in affittacamere e B&B impropriamente detti che mettono a disposizione di un turismo di massa sempre più commercializzato l'idea di vivere la città dal centro. Fenomeno che, tra l'altro, sta pure peggiorando con la pratica del subaffitto: prendono interi appartamenti in affitto poi, in accordo con il proprietario, si ristrutturano a mo' di case vacanza da dare in pasto ad un mercato che ormai sta divorando i centri storici e i quartieri più prossimi ad essi, andando ben oltre quella che un tempo era chiamata "gentrificazione".

Quello che stiamo restituendo sono interi quartieri e rioni, anche i più storici e più storicamente popolari, in mano al turismo di massa e a quello più disorganizzato dei "low cost", con scenari tutti uguali di via in via, di quartiere in quartiere, di città in città. Con la complicità, manco a dirlo, di chi amministra, che si prodiga a emanare ordinanze anti degrado (tra cui rientrano anche i bambini che giocano), ma poi chiudono cento occhi davanti alle folle da pullman organizzati o a quelle da pub del venerdì sera.

Sinceramente mi lascia un po' di amaro in bocca dover provare tenerezza di fronte a due bambini che tirano calci ad un pallone in piazza, in un quartiere dove un tempo si sentivano solo le loro (le nostre) urla dopo la fine della scuola. 

Ma evidentemente piace così: se non puoi batterli, unisciti a loro. O no? 

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