Ad osservare il sole che sorge

Affannati dalla scarsità di tempi a disposizione, con l'ansia da prestazione che ci spinge a voler spremere ogni esperienza come e se non fosse mai ripetibile, ci siamo abituati a rompere ogni barriera tra la notte e il giorno, ad abiurare seccamente ogni naturale impermeabilità tra ore di luce e ombra.
Prendi il tramonto, per esempio: un tempo visione preferenzialmente riservata a romantici e malinconici, alle tenerezze di coppie ai primi vagiti e alla pensieroso riflessività dei crepuscolari più incalliti, oggi è un prodotto serializzato, una puntata trasmessa infinite volte dello stesso show e immortalata in modo quasi del tutto omologato da orde di aperitivanti in modalità autoscatto. Non perchè sia necessariamente delittuoso, ma immagino renda il senso del cambiamento di orizzonti in cui sguazziamo oggigiorno.

Da parte mia, mi sono considerato come tutti i più giovani una "creatura della notte", e tutt'ora amo e sento più mie le ore di buio. Ma, mi viene da chiedermi, è davvero una preferenza cosciente? O non è forse derivato dal dover dedicare le ore di luce alle fatiche giornaliere? In ogni caso mi rispondo sempre che amo la notte perchè, che gli si riconoscano vantaggi o svantaggi, ha l'indubbio merito di saper finire. Che non è poco...
Pensateci, un tramonto non rappresenta mai la fine, ma l'inizio di qualcosa, il momento in cui si chiude una porta e si apre un portone. Un passaggio, insomma, l'attraversamento di un portale. E forse ha molto più senso di quanto non si voglia ammettere vedere le folle di forzati della vita sociale a scattare foto al sole che va a coricarsi.

L'alba, invece, è una sospensione, il respiro trattenuto dal cielo prima di vestirsi da giorno, quando intorno solo il vociare dei suoi inqulini, gli uccelli, sembra volerlo destare dalla trapunta stellata della notte precedente. Sì perchè, all'alba, non sembra nemmeno esserci la possibilità di definire un tempo specifico: la notte è prima o è ancora? Il giorno è già o sarà? La soluzione di continuità di Crono non riesce ad essere sottratta alle albe.
Anche i colori sembrano adeguarsi a questo ordine di cose, fateci caso: nemmeno i più tenui e uggiosi tramonti invernali riescono riescono a sottrarsi al rosso di un fuoco che sembra sempre lottare per non esaursi, sfiato comunque energico di una giornata spesa e conclusa. L'alba più insanguinata, invece, assume la preziosa tonalità dell'oro, abito cromatico dei più grandi. Non è solo una nascita, è l'inevitabile trionfo della vita sulla morte, il risorgere di qualcosa che non può essere sconfitto. Cosa che conoscevano così bene i nostri avi da dedicare intere giornate alla gloria del sole che rinasce.

Ecco, forse amo la notte perchè finisce con l'Alba, che sa ricondurre a più miti consigli chi, come me, immagina di sentirsi padrone del mondo nella chiusa solitudine notturna.
O più probabilmente perchè quella sospensione, quel momento di stasi dell'Universo, è quella in cui i dettagli di un mondo che ci sembra troppo sfaccettato assumono i contorni più netti.

Sarà questo il motivo per cui, anche in una fredda domenica di un periodo di Feste, mi alzo a correre o a passeggiare quando ancora la luce non ha del tutto vinto contro le stelle?

Buona domenica

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